Ennesimo tribute album, e stavolta l'onore spetta ad un gruppo di peso e di valore quale gli Scorpions, non nuovi a "trattamenti" del genere, ad esempio ricordo quello realizzato dalla Nuclear Blast qualche anno fa. A differenza di quell'album, che raccoglieva gruppi come Helloween, Sonata Artica, Stratovarius o Children of Bodom... qui i brani sono stati affrontati da una line-up di musicisti stabile, ma fronteggiata da 12 diversi cantanti che con la loro presenza ed interpretazione caratterizzano le corrispondenti covers.
Cantanti piuttosto noti e di valore, ci imbattiamo tra gli altri in Kevin DuBrow (Quiet Riot), Jizzy Pearl (Love/Hate e Ratt), Phil Lewis (L.A. Guns), John Corabi (Motley Crue, Union e chitarrista nei Brides Of Destruction) e Paul Shortino (Rough Cutt), eppure non sono poche le volte che danno l'impressione di essere in difficoltà alle prese di brani (curiosamente tutti antecedenti al 1984) profondamente caratterizzati dalla voce dell'inconfondibile Klaus Meine, vero trademark degli Scorpions.
Il progetto è stato coordinato e portato avanti dall'ex Dokken George Lynch, e spero proprio che non decida di mettersi in concorrenza con Bob Kulick, responsabile di una serie "infinita" di tribute albums (a Kiss, Ozzy, Alice Cooper, Van Halen, Aerosmith...).
Guardando alla scaletta avrebbe potuto fare una buona figura Kevin DuBrow alle prese di un brano adatto alla sua voce, com'è "Big City Nights", purtroppo lo penalizza una pessima resa sonora. Ad ogni modo di veri e propri obbrobri non ce ne sono, anche se ad essere onesto il merito spetta in larga misura al valore dei brani originali. Da segnalare perlomeno la prova grintosa di Kelly Hanson su "Here I Am (Rock You Like A Hurricane)" o la fedeltà di una "The Zoo", mentre riescono proprio a far storcere il naso "Still Lovin' You" e "Steamrock Fever", che perdono gran parte del pathos originale, ma anche una "Blackout" che non morde.
Due parole infine su uno dei miei brani preferiti degli Scorpions, ossia la vecchia (dall'omonimo disco del 1975) "In Trance", che leggermente rimodernata non suona nemmeno male, tuttavia non mi convince del tutto la prova di Kory Clarke.
Mi sembra inutile dirlo, ma se non siete "completisti" o fanatici - ormai all'ultimo stadio - del gruppo tedesco o di qualcuno dei partecipanti, ci sono scarse possibilità che possiate scomodarvi per questo tributo.
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