Giorni fa, scartabellando nella mia collezione di vinili, mi è capitata in mano la vivace, rosso-granata, copertina di "Last kiss" dei Fandango. Così, gettando un'occhiata alle foto dell'album ho potuto riconoscere un imberbe e quasi esordiente Joe Lynn Turner versione 1978. Questo mi serve per dare un'idea dello spessore di carriera che pesa sulle spalle di personaggi come Turner, Hughes, Appice, Travers, solo per citare alcuni degli artisti nei quali mi sono imbattuto di recente. Oggi troppo sovente si tende a mitizzare con facilità un musicista dopo un paio di lavori azzeccati, guardando magari con supponenza e malcelato disprezzo i veterani di trent'anni di storia del rock.
Joe Lynn Turner è senza dubbio uno di questi.
Fandango, Rainbow, Deep Purple, Malmsteen Rising Force, dischi solisti, progetti e tributi, più di cinquanta realizzazioni discografiche, fino ad arrivare agli ultimi impegni con Brazen Abbot e Hughes Turner Project. Non si può dire che il cantante (nato nel '51) sia stato finora con le mani in mano, anche se da sempre si trascina dietro un'aura da "eterno secondo" difficile da eliminare. La sua fortuna è stata avere occasioni importanti, invitato a cantare in formazioni tra le più famose in assoluto, ma la sua sfortuna è di averlo dovuto fare subito dopo monumenti di carisma come Gillan o Dio, pagando quindi paragoni insostenibili.
Comunque il buon Turner un piccolo posto tra i grandi dell'hard rock se lo è meritato per l'impegno e la fatica, ed ora pubblica il suo nono disco solista circondato da un gruppo di amici di vecchia data ("I soliti sospetti" come da titolo..) quali Al Pitrelli (Megadeth, Savatage) o gli ex-Rainbow Paul Morris e John O'Reilly.
Anche musicalmente si tratta di un ritorno all'epoca in cui il vocalist militava nell'Arcobaleno, dunque un hard rock classico dall'elegante respiro melodico. Troviamo una continua alternanza di brani energici e street discretamente tosti e grintosi ("Jack knife","Ball and chain") e raffinate ballate bluesy dall'atmosfera sognante e liquida ("Really loved","Rest of my life"). Alcuni episodi puntano invece decisamente al versante Aor Americano ("All alone","Live and love again") per volontà dello stesso Turner che desiderava qui esprimere il suo lato più romantico, e che per ottenere la miglior ispirazione ha registrato le parti vocali nella comoda intimità della sua confortevole casa.
In sostanza si tratta dell'ennesimo buon lavoro di classico hard sentito negli ultimi tempi, sebbene in questo caso affiori un po'di routine mascherata dall'esperienza. C'è qualità, e ci mancherebbe visti i protagonisti, ed anche trasporto e passione, manca forse una ventata di freschezza d'idee ed un'ispirazione che possa in qualche modo sorprendere. Volendo giocare un paragone con la contemporanea uscita dell'amico/collega nonché label-mates Glenn Hughes, questo "The usual suspects" risulta maggiormente prevedibile ed assai meno eccitante. Piuttosto siamo sui livelli dell'ultimo Brazen Abbot, un onesto prodotto che non aggiunge e non toglie nulla all'opinione che ci siamo fatti di Joe Lynn Turner nell'arco di tre decadi. Disco per fans o completisti.
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