L’inaspettato ritorno della “regina del rock sinfonico” arriva a dieci anni di distanza dal poco convincente
“El Dorado Hotel”.
La “nuova”
Lana Lane strizza l’occhio all’AOR zuccheroso e di facile presa su cui da tempo sta investendo tempo e risorse il marito e co-autore
Erik Norlander (
“Remember Me”, “Under The Big Sky”), genere poco adatto a valorizzare l’ottima ugola della cantante californiana.
L’interprete superlativa che fu emerge in pochi episodi complessivamente riusciti (
“Come Lift Me Up”, “Don’t Disturb The Occupants”, “Far From Home”, “Neptune Blue”) che non bastano però a far dimenticare la mediocrità di tanti momenti, dall’hard rock ammiccante e ritrito di
“Bring It On Home” e
“Lady Mondegreen” a
“Miss California”, radiofonica “a tutti i costi”, passando per il blues maldestro di
“Someone Like You”.
Non è detto che sia troppo tardi per rimettersi in pista, ma da
Lana Lane è lecito aspettarsi molto di più.
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