Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2002
Durata:45 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. I CAN'T HELP YOU
  2. NO REMEDY
  3. NATURE
  4. NATURE'S GIRL
  5. FEELING
  6. RELIVING
  7. THE JELLY JAM
  8. I AM THE KING
  9. THE KING'S DANCE
  10. UNDER THE TREE

Line up

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A differenza di quanto dimostrato con l'ultimo non convincente "Manic Moonlight" della sua band madre King's X, Ty Tabor si rivela ben in forma. Ciò è evidenziato non solo con questo recente progetto a nome Jelly Jam, ma anche come solista con l'album "Safety", release di cui parleremo a brevissimo.
Benchè questa realizzazione omonima rappresenti almeno nominalmente il debuto per questo progetto, i Jelly Jam non sarebbero altro che i Platypus privi del defezionario Derek Sherinian alle keys.
Tabor, infatti, continua la sua opera di collaborazione con John Myung e Rod Morgenstein e l'assenza delle keys muta per qualche verso ciò che era stato proposto coi due precedenti albums come Platypus.
Giusto ed indicativo, quindi, il cambio del moniker?....Effettivamente sì, delle differenze rispetto a prima, benchè non totalmente fuorvianti, ci sono.
Siamo al cospetto, ora, di un suono più diretto, logicamente ancor più guitar oriented e composizioni più semplici, digressioni strumentali ridotte notevolmente e di conseguenza componente progressive decisamente eliminata. Nonostante ciò, sarebbe errato pensare ad una maggior facilità di assimilazione dell'opera da parte dell'ascoltatore. Le composizioni, infatti, mostrano una maggior introspezione emozionale, non viene nemmeno a mancare quella componente onirica, incantata, sognate che sempre contraddistingue lavori in cui figuri la presenza di Ty Tabor. D'altra parte, nonostante la semplificazione strutturale, nemmeno manca la presenza di quei riffs apparentemente semplici, ma ben strutturati ad arte in tempi dispari e di quegli arpeggi a corde a vuoto, così caratteristici.
Nonostante la ridotta escursione strumentale della maggioranza dei brani, non mancano vere e proprie jem strumentali come nel caso di "The Jelly Jam" e "The King's Dance", vere e proprie improvvisazioni, malinconiche e psichedeliche fantasie costruite sui giri iniziali rispettivamente di "Reliving" e "I Am The King".
La triste e brevissima "Nature" è, invece, sia utilizzata come intro a "Nature's Girl", che come reprise di chiusura della lunga, intensa "Under The Tree", brano che chiude la scaletta.
Stilisticamente il riferimento alla musica dei King's X è sempre chiaro, indispensabile, preponderante, ma ora le melodie vocali strizzano maggiormente l'occhio ai Beatles e strumentalmente ci si avvicina in modo ulteriore ai seventies.
Come al solito, mi risulta personalmente difficile dover citare i brani più rappresentativi in casi come questi, dove è tutto l'album a coinvolgermi.
I miei timori, per giunta, per un passaggio in punta di piedi di un album come questo nell'ambito dell'odierna platea consumistica rock sono forti, ma tant'è.....meglio pochi ma buoni, no??
Recensione a cura di Elio Bordi

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