Ancora prima di affrontare la disamina tecnico/artistica del lavoro in questione, lasciatemi spendere qualche parola per complimentarmi con iniziative di questo genere, orientate alla valorizzazione della scena italica meno in evidenza, sempre, tuttavia, in grande fermento, dinamica ed in grado di mettere in mostra buonissime individualità, troppo spesso oscurate da un mercato più attento al mero mainstream che non alla validità complessiva di un progetto musicale.
Questo non significa che le sedici bands qui rappresentate siano tutte esenti da pecche ed abbiano completato il proprio processo di maturazione, ma allo stesso tempo è necessario rilevare che, a parte un paio d’episodi in cui i riferimenti sono piuttosto riconoscibili, i gruppi inclusi cercano quasi sempre un proprio percorso, magari non sviluppato costantemente in modo lucido e coordinato, ciò nondimeno il fatto di tentare di evitare la semplicistica “duplicazione” di modelli già affermati è di per sé già motivo di plauso, indirizzato sia ai musicisti, sia a chi li ha selezionati.
Passando all’analisi delle singole tracce è possibile individuare ottime prospettive per formazioni come i Monkey Business di Caserta, con il loro street metal alla Guns n’ Roses e un vocalist dalla laringe vibrante e “sfrontata” quanto basta, lo ska-rock colto e sagace dei capitolini Joseph K, l’hard psichedelico e settantiano degli Orient Express (di cui avevo già parlato qualche tempo fa recensendo il loro discreto demo-cd su queste stesse “colonne”), le digressioni lisergiche dei Displasia di Montescaglioso (MT), il radio-rock emo-tivo degli esperti lombardi Imodium, il metallo martellante dei simpatici torinesi Clockwork, l’eccellente heavy classico non scontato messo in campo dai toscani Amnesia (davvero bravi), che con la loro "Souls in a River", dimostrano tecnica e significativa propensione melodica, il rock italiano dalle strutture musicali intriganti espresso in "Bagliore" dai mantovani Ilari d'Amarezza (ai quali va anche la palma di combo dal nome più singolare) o ancora la proposta cangiante e tutt’altro che “sedativa” dei pugliesi Diazepam.
Tra i brani interessanti, ma bisognosi di alcune “regolazioni” compositivo/esecutive si segnalano il noise “all’italiana” di Hic Niger Est, ben suonato ma troppo debitore nei confronti dei primi Marlene Kuntz, il dark-rock un po’ slegato di "Reminescenza" degli Ablepsya e "No explain", una sorta di gothic metal venato di prog (con voce femminile) piuttosto fascinoso offerto dagli Idyll ov Ghosts di Firenze, al quale servirebbe una maggiore accuratezza e coesione per essere veramente efficace, mentre non convincono pienamente il grunge-punk acerbo (voci e cori da rivedere) dei “Nirvaniani” Negative Trip, il sound sintetico non molto focalizzato dei romani L'Onda d'Urto, il post-rock in lingua madre, pesante e leggermente approssimativo dei Gabaergica, per finire con il crossover rappato poco incisivo intitolato "Non pensare" dagli emiliani Contraddiction_Show.
La registrazione, nonostante qualche preventivabile disarmonia, è da valutare complessivamente con una sufficienza piena.
Un livello, dunque, mediamente abbastanza apprezzabile e se il concetto di “sostenere la scena” underground, senza accontentarsi di quello che propina la grande distribuzione, alla ricerca di qualche nuova “scoperta”, fa parte dal Vostro modo di concepire il ruolo di music junkie, questo dischetto non può che essere una buon’occasione per le Vostre “battute di caccia”.
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