Ho sempre considerato gli House Of Shakira come uno dei gruppi più autorevoli della scena melodica nord europea, degno di essere affiancato a formazioni strepitose come Skagarack, Alien, Da Vinci, Stage Dolls, Masquerade, TNT e capace di rilanciare e rivitalizzare, grazie ad una rara propensione emotiva, capacità tecniche impeccabili e personalità compositiva di livello, un po’ tutto il “movimento” al quale appartiene.
“Lint”, “On the verge”, “III” e, tutto sommato, anche il più recente “First class” (caratterizzato, a mio parere, da qualche modesta flessione), sono il tramite su supporto ottico, che i nostri hanno utilizzato dal 1997 (l’anno del debutto su etichetta Blue Stone, anche se il nucleo base del gruppo esisteva già da qualche anno) ad oggi per diffondere la loro incredibile miscela d’idee, classe straripante e brillantezza esecutiva, che amalgama, in modo assolutamente “illuminato”, la passionalità dei maestri dell’AOR Journey (e dei loro epigoni Tall Stories), l’irruenza meditata del class metal dei Dokken, un certo gusto appena accennato per il virtuosismo propositivo ascrivibile, per esempio, ai Mr. Big, il fascino per le sonorità tribal-africane condiviso dai Tribe After Tribe, il tutto inserito sulla matrice di una coscienza storica del rock anni 70, con i Led Zeppelin principali “indiziati” di tale sapiente acquisizione percettiva.
Non avendo mai avuto l’occasione di poter verificare de visu tutte le incredibili qualità degli scandinavi, ho accolto questo “Live at Firefest 2005”, un DVD che li cattura durante la loro performance in terra inglese del maggio scorso (dove si sono esibiti accanto ad altri fantastici protagonisti del settore come Legs Diamond, Firehouse, TNT, Soul SirkUS, Dare, …), come un autentico “regalo” veramente gradito, il quale consente di apprezzare una band capace di “tenere” il palco con gran disinvoltura e, con la stessa naturalezza mostrata nei dischi, riprodurre le sublimi e stentoree armonie vocali costruite da Anders Eklund (un validissimo incrocio tra Perry e Augeri), qui coadiuvato dall’ospite davvero speciale Mikael Eriksson, primo vocalist della band e comunque da sempre suo “oscuro” collaboratore (tanto da essere definito il sesto membro “segreto” degli House Of Shakira), le magnifiche linee armoniche create dalle chitarre di Mats Hallstensson e Anders Lundström, che sanno contemporaneamente trascinare ed emozionare con assennatezza e la “metronomica” ritmica privilegio di Per Schelander e Tony Andersson, un affidabile e fantasioso “motore” che gira rotondo senza l’ombra del benché minimo “singhiozzo”.
“Live at Firefest 2005” rappresenta un compendio piuttosto esaustivo della discografia dell’act svedese, pescando da ognuno dei lavori succitati e aggiungendo alla bellezza congenita delle composizioni originali anche un’eccellente breve rilettura di “Seven bridges road” (subito dopo la magistrale “Wings”), brano scritto da Steve Young e cantato, tra gli altri, da Eagles e CSN, mentre, sempre in tema di cover versions, bisogna riuscire a “superare” la piccola delusione causata dalla mancanza di “Separate ways” e “Stone in love”, due classici del “Viaggio”, in passato così abilmente onorati.
Consoliamoci con fantastiche esecuzioni, nello splendore del Dolby Surround 5.1, di “Uncontrolled”, “In your head”, “Best of times”, “Morning over Morocco”, “Method of madness” (con tanto di tradizionale presentazione della line-up, arricchita da un piccolo momento di gloria personale di Eriksson e sfociante in “Pellucid - Part 2”), tutte canzoni musicalmente straordinarie, che “l’udito” non si stanca mai di subire e rese ancora più godibili dal coinvolgimento anche della “vista” (buona e adeguata al clima “sobrio” dell’esibizione, la regia video), per una quasi completa forma di “appagamento” sensoriale.
Aggiungete pure, come contenuti supplementari dell’opera, un’interessante intervista/biografia e una divertente serie di clips dalle atmosfere parecchio naif e “old fashioned”, prelevati direttamente dall’album dei ricordi della band (The Station era il monicker utilizzato per una sua versione primordiale) ed otterrete un DVD che, anche in assenza di opulenze “pirotecniche”, vale assolutamente ogni centesimo del suo prezzo ... Finalmente, direi!
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