Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:42 min.
Etichetta:Metal Blade
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. VALHALL AWAITS ME
  2. RUNES TO MY MEMORY
  3. ASATOR
  4. HERMOD'S RIDE TO HEL - LOKES TREACHERY, PART 1
  5. GODS OF WAR ARISE
  6. WITH ODEN ON OUR SIDE
  7. CRY OF THE BLACK BIRDS
  8. UNDER THE NORTHERN STAR
  9. PREDICTION OF WARFARE

Line up

  • Johan Hegg: vocals
  • Olavi Mikkonen: guitars
  • Johan Söderberg: guitars
  • Ted Lundström: bass
  • Fredrik Andersson: drums

Voto medio utenti

Ora sì, ora no, ora sì, ora no.
E fortunatamente, questa volta è il turno “ora sì”.
Ligi come sempre all’alternanza che li vede puntualmente protagonisti di un disco bello seguito da un brutto, dopo il deludente ed irritante “Fate of Norns”, che pure vedeva presenti brani davvero maestosi come l’opener “An Ancient Sign of Coming Storm”, gli Amon Amarth tornano con il disco decisamente più riuscito dopo l’immortale debutto su Metal Blade “Once Sent From the Golden Hall” e, direi finalmente, il loro nome entra a pieno diritto nell’olimpo del death viking metal a fronte di un disco letteralmente perfetto che fa un salto indietro nel tempo di molti anni e ci riconsegna degli Amon Amarth molto più vicini al death metal in senso stretto, sebbene ovviamente imperniato sul sound epico e maestoso a cui la band di Johann Hegg ci ha abituato in tutti questi anni.
L’iniziale “Valhall Awaits Me” ci fa intuire che forse qualcosa è cambiato, tempi serrati, melodie epicheggianti, ottimo drumming, assoli da brivido ed un Johan davvero sugli scudi, anche grazie ad una produzione letteralmente perfetta, oramai una costante nella produzione del gruppo nordico, ma…attenzione, non vorremo illuderci come accaduto col precedente “Fate of Norns”.
Ma stavolta la musica cambia e non poco! “Runes to My Memory” ha un attacco imperiale e militaresco, degno del più bieco ed intransigente black metal, un vero attacco frontale che lascia davvero presagire che stavolta ci siamo, era da anni che non si potevano ascoltare degli Amon Amarth così infuriati e convincenti, e finalmente giunti al chorus ne abbiamo la certezza: ci basta chiudere gli occhi per vedere sanguinosi scontri di vichinghi che inneggiando Odino difendono le loro terre ed è qui che tutta la forza e la passione della band si scatenano, i brividi corrono lungo la schiena ed un sorriso di emozione prende forma sul nostro viso…Ma non c’è tempo, “Asator” irrompe in tutta la propria furia distruttiva, non si può rifiatare, è uno dei brani più pesanti e violenti della storia della band e non possiamo che ritenerci incredibilmente soddisfatti ad ascoltare una band che dopo più di dieci anni ha ancora voglia di stupire e di picchiare, con arte, a più non posso.
Insomma ci siamo ed i pezzi successivi lo confermano in pieno, tra i mid-tempos ispiratissimi di “Hermod’s Ride to Hel” e la seguente “Gods of War Arise”, uno degli episodi assolutamente più emozionanti del disco che promette scintille in sede live, in cui la coppia d’asce Soderberg/Mikkonen dimostra tutto il proprio affiatamento e stende l’ascoltatore con assoli così epici che i muri delle nostre camere tendono ad assomigliare a fiordi norvegesi…
La title track apre la seconda parte del disco che si conferma ai livelli della prima, smentendo così il difetto maggiore del gruppo, ovvero il non riuscire a mantenersi su livelli adeguati per tutta la durata di un lavoro, ed è così che nascono perle come la veloce ed agguerrita “Cry of the Black Birds”, assolutamente fantastica e trascinante così come la lenta e sognante “Under the Northern Star” e la conclusiva “Prediction of Warfare”che chiude un album letteralmente fantastico che si candida a disco death metal non solo dell’anno ma degli ultimi tempi!
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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