Quando una band parte dall’elettro anni 80 e col tempo affronta percorsi sempre più alternativi e talvolta al di fuori di mode e schemi fino a lambire il black-metal c’è poco da dire. Un percorso contrario dunque agli Ulver, ai The 3rd And The Mortal ed ad altri, ma con attitudini ben diverse.
Sia dalla copertina che dal primo pezzo - che da il nome al disco - si intuisce come abbiano potuto aumentare col tempo la loro aggressività e causticità : il nichilismo è diventato catarsi politica e global-culturale.
Così si compie il secondo capitolo della trilogia contro l’anticristo americano eletto a presidente della federazione di stati americana. Come promesso Alien Jourgensen è giunto al secondo attacco al capo di una collettività nel momento in cui la sta spingendo oltre il baratro della sofferenza umana e conducendola sino al fondo ogni tipo d’odio autodistruttivo. Si potrebbe dire benefica e redentrice la rabbia oppositrice di Alien Jourgensen!
I titoli sembrano eloquenti slogan sulla politica americana degli ultimi anni: “Fear (Is Big Business)” un More ipse dixit, “Lieslieslies” pone domande scomode su cosa accadde realmente 11/9/2001, “Palestina”, “Gangreen” che parodizza i motti dei marines americani ed altro.
Dal punto di vista musicale la composizione si muove dal thrash-punk al techno-punk con tutti suoni distorti e massicci alla Atari Teenage Riot. Un contributo importante arriva per questo dalle chitarre di Tommy Victor dei Prong. Davvero devastante e diretto l’impatto delle chitarre e della batteria campionata; proprio come un aereo che impatta contro un grattacielo!
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