Omega, l’ultima lettera dell’alfabeto greco. Omega come l’epilogo per una storia, quella degli Earthtone 9 giunta, per le solite divergenze musicali, al capolinea dopo tre dischi incredibili. Forse l’inizio della fine sta tutto nelle nuove canzoni, nel senso di trasformazione insito nella loro struttura che qualcuno nella band forse non ha digerito. La speranza è di rivedere i cinque musicisti provenienti dalla oscura Birmingham darci presto nuova musica in pasto, elettrica ed affascinante come sino ad oggi è successo. “Amensia” apre il disco in tono minore, trattandosi di un mid tempo heavy rock dalla melodia coinvolgente che rimanda a inedite sensazioni kyussiane, le stesse riscontrabili in “House of leaves”, che al gusto classico della precedente canzone assomma elementi vicini ai confini del noise; in mezzo “Revelation”, perfetto esempio di metal come andrebbe concepito nel 2002, ossia evoluto ma non standardizzato nei canoni della poltiglia da classifica, da affiancare idealmente ad oscuri percorsi simili a quelli intrapresi dai Tool, almeno quanto a integrità ed originalità. “Orchid frequency”, brano registrato durante le session dell’ultimo disco ed a questo vicino come stile ed intensità, completa, insieme alla devastante versione live di “Binary 101” e due preziose tracce video un addio che, non mi stancherò mai di ripeterlo, è arrivato davvero troppo presto.
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