Dopo aver militato per oltre 10 anni all'interno di band underground, questi cinque svedesi ce l'hanno finalmente fatta ad ottenere un contratto discografico e dare alle stampe il loro primo full length, "Inside The Machine", un disco di ottimo death di matrice europea. La loro musica infatti trae ispirazione da gruppi quali Arch Enemy, At The Gates (soprattutto per quel che concerne gli assoli di chitarra) e anche Hypocrisy, la cui influenza si coglie in maggior misura nei momenti più rilassati ma comunque monolitici del disco. Con delle premesse come queste è quindi lecito non aspettarsi un disco che brilli per originalità, ma va anche dato merito ai This Ending per aver sin dal primo disco cercato una propria identità nel grande marasma del death grazie all'inserimento di parti di chitarra spesso sincopate che suonano molto metalcore e soprattutto per merito di alcuni riff e melodie dannatamente efficaci. Il tutto condito da suoni molto moderni e da chitarre con accordature abbassate, alla ricerca di un sound corposo e pesante.
Le dieci tracce che compongono "Inside The Machine" sono piuttosto omogenee, costituite da un riff portante spesso sincopato ben accompagnato dalla sezione ritmica che sfocia poi in un chorus molto efficace e che fa presa immediatamente sull'ascoltatore, sui cui la voce sporca ma non troppo di Marten Hansen, dalla timbrica simile a quella di Peter Tagtgren, da sfogo alla propria rabbia. Tutto questo senza appesantire o rendere monotono il disco, dal momento che, nonostante la struttura sia comunque ripetitiva, i vari riff e le ritmiche sono piuttosto dinamiche e variegate, passando da sfuriate in velocità, attraverso stacchi sincopati dal flavour metalcore fino a giungere a parti granitiche e pesanti, in cui si scorge l'ombra dei compatrioti Hypocrisy. I pezzi sono tutti incisivi e vengono assimilati bene ed in fretta, sintomo che questi svedesi hanno bene in testa come comporre brani molto belli e diretti. Le canzoni migliori del lotto sono sicuramente l'opener "Seed Of Destruction", "Inside The Machine", "Pitch Black" (un pezzo che ricorda molto da vicino la band di Tagtgren), l'apocalittica "Armageddon", la cadenzata "Lidless Eyes" e "Let The World Burn". La produzione è moderna e buona (si tratta pur sempre di una band esordiente, quindi ovvio che il budget a disposizione non sia troppo sostanzioso), in cui le chitarre sono in primo piano con un suono ben definito, anche se avrei preferito una maggiore rotondità e pienezza del loro suono soprattutto per le frequenze più basse, mentre la batteria secondo me ha dei volumi un po' bassi. Nonostante queste pecche veniali, il lavoro dietro al mixer è più che dignitoso e permette di ascoltare senza problemi questo "Inside The Machine".
In sostanza, i This Ending si presentano sulla scena metal con un ottimo biglietto da visita, un disco godibilissimo e melodico che farà la felicità degli amanti del death europeo. Come già detto, non si tratta di un lavoro originale al 100% ma i cinque svedesi svolgono con cognizione di causa e grande professionalità il loro lavoro, regalando un platter che emoziona e che esalta. Aspettiamo ora il seguito di "Inside The Machine", confidando anche in uno sviluppo di un percorso musicale maggiormente personale. Per gli amanti del genere un disco da non perdere assolutamente!
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