Finalmente!!! Dico la verità, davo ormai per spacciati i Dragonland, band che era partita benissimo con due dischi di fottuto becer power che te li raccomando, ovvero “The Battle of the Ivory Plans” e “Holy War”, cioè hai capito!
Poi il passaggio alla Century Media, un certo imborghesimento rappresentato dall’abbandono del becer in favore di un power largamente venato di prog e due canzoni stupende, messe come openers, ovvero “As Madness Tooks Me” e “Starfall” e poi il buio…
E oggi? I nostri sono tornati a becerarci le orecchie???
Assolutamente no! Lo stile è sempre quello di “Starfall” ma le composizioni ragazzi, le composizioni oggi sì che sono davvero adeguate!
Un power metal coi fiocchi quello dei Dragonland, “Supernova” lo dimostra subito in apertura con linee vocali e melodiche che la maggiorparte dei gruppi più blasonati si sognano la notte cadendo dal letto.
Si prosegue con la mirabolante “Cassiopeia”, i ritmi sono sempre mid-tempos e piuttosto pacati, i Dragonland preferiscono infarcire il tutto con doppi e tripli cori, ottimi e ricchi arrangiamenti, vocals femminili e tappetoni tastieristici, mentre la velocità è (in parte) privilegiata nella seguente “Contact” anche se gli intrecci chitarristici e la voglia di mettere carne al fuoco è troppa e la band di Jonas Heigert non resiste, nonostante un chorus troppo bello e lanciato per non impararlo subito.
“Astronomy” non è da meno, con i suoi controtempi eleganti e mai eccessivi, mentre “Antimatter” ci ricorda dei Mercenary in versione power (anche per gli screams presenti), merito degli Studio Fredman che come sempre ci consegnano un sound davvero eccelso.
Purtroppo a volte anche i Dragonland esagerano, inserendo dei pezzi di interludio (peraltro da più di quattro minuti…) da soundtrack tipo musica classica che se in un film avrebbero forse un senso, in un disco non hanno alcun significato e anzi rompono di molto i coglioni dato che bisogna subito andare a cercare il tasto skip, veramente una cosa senza senno.
Il disco procede in ogni caso alla grande (“Beethoven’s Nightmare è grandiosa con l’omaggio alla Moonlight Sonata!) anche se nel finale, con tutta questa voglia di suite, di orchestrazioni, di soundtrack, “Astronomy” perde un po’ il filo del discorso, pur rimanendo più che godibile.
Al contrario degli Zonata, che si sono letteralmente impantanati in ambientazioni prog a loro non consone, i Dragonland sono riusciti a dare un senso alla loro sterzata stilistica, sebbene il sottoscritto ne rimpianga gli esordi becer…ma va bene lo stesso!
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