Il disco che non ti aspetti mai!!!
Dopo un esordio per la misconosciuta NTS Records (esordio peraltro clamoroso per chi vi scrive) ed un successo pari a quello di Rosy Bindi che fa uno strip in diretta Tv, pensavo proprio che i power metallers francesi Fairyland fossero scomparsi nell’oblio, quell’oblio che accomuna tante band valide ma a cui la fortuna non ha mai arriso (come dimenticare i favolosi Wyvern?).
Sorprendentemente, ecco che la sempre più attiva ed intelligente label austriaca Napalm Records ci regala questo secondo episodio, intitolato “The Fall of an Empire” a distanza di diversi anni da quel “Of Wars In Osyhria”, in cui le coordinate della band capitanata dal leader Philippe Giordana non sono cambiate di una virgola.
Le sue tastiere disegnano ed ornano a perfezione un power metal sinfonico ma comunque ancora fortemente saldo al guitar sound, diciamo molto vicino per stile a quanto proposto dai Rhapsody nel loro primo disco “Legendary Tales”, in cui cavalcate epiche e cori maestosi la fanno da padrone, in maniera intelligente e dosata, senza che il tutto risulti oltremodo stucchevole o addirittura risibile.
L’unica grande, anzi mostruosa, differenza rispetto al disco precedente è la mancanza di Elisa Martin, ex Dark Moor, al microfono che in “Of Wars In Osyhria” aveva offerto una delle migliori prestazioni vocali della storia della musica, impreziosendo ulteriormente dei brani che già da soli meritavano gloria imperitura.
Grazie a Dio, Philippe Giordana in questi tre anni di assenza dalle scene ha avuto tempo per cercare bene ed il risultato è stato quello, ottimo, di Maxime Leclercq che possiede un timbro che si adatta a perfezione sia alle declamazioni più gloriose che agli acuti più corposi e che si rivela quindi una scelta più che vincente.
Confermato invece l’ottimo Anthony Parker alla chitarra, ex-Heavenly, al contrario del resto della line-up, nuova di zecca. La titletrack posta in apertura, la splendida e trascinante “The Awakening”, la delicata ed onirica “Eldanie Uelle” (con una voce femminile stupenda ma, ahimè, ignoro il nome della soave cantante), la furiosa e schizofrenica “Clanner of the Light”, tre nomi a caso per un disco che non accusa cali di tensione e che ci regala davvero 62 minuti di power metal come non se ne sentivano da tempo, anche dato il momento di nera crisi in cui versa questo genere da diversi mesi a questa parte.
Certo, “Of Wars In Osyhria”, produzione a parte, probabilmente è anche un filino superiore a questo nuovo lavoro ma forse si tratta solamente di un normale tempo di assuefazione; speriamo tuttavia che con “The Fall of an Empire” i Fairyland possano rilanciare un tipo di musica a cui manca un trascinatore, come furono nel 1997 gli Hammerfall ad esempio.
Nel frattempo che il tempo faccia il proprio corso, non ripetete l’errore del 2003 e non fatevi scappare questo gioiello, anzi recuperate anche il primo disco che se vi piace il power metal di stampo epico-sinfonico, i Fairyland faranno impazzire voi come hanno sempre fatto anche con me.
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