Quinto album, se non vado errato, per i veterani danesi Barcode, ormai navigatissimi ed esperti mestieranti di un metalcore piuttosto leggero e praticamente scevro da ogni contaminazione; qui si parla di hardcore al 100%, tirato fino all’osso, composto da tempi serrati e ritmiche forsennate, voce graffiante e cori di battaglia, insomma un perfetto ed equilibrato mix tra la seria guerriglia urbana dei Biohazard ed il lato più scanzonato e “caciarone” dei Sick Of It All, probabilmente la band a cui più i Barcode si vogliono rifare, vista anche la presenza come ospite di Lou Koller nel brano “Course of Action”.
Dopo tanta tradizione, non mancano le novità: la più evidente è quella del cambio di singer, con l’ingresso di SS Graveyard (ehi, bel nick!) al posto dell’ex Butch, e tutto sommato il nuovo frontman non fa rimpiangere il passato più prossimo. L’altro cambio è quello di etichetta, dalla blasonata Nuclear Blast all’attivissima nostrana Scarlet, ed il risultato è questo “Ahead of the Game”, davvero un disco fresco, immediato e sparato a 200 all’ora, qualità che fanno a dir poco piacere, dato che sul mercato ci sono fin troppi album con architetture super complesse che richiedono ore ed ore di ascolto per essere apprezzati.
Con i Barcode, niente di tutto questo: si infila il cd nel lettore, si alza il volume di un bel po’ ed il collo è pronto ad un fottuto massacro, con il super headbanging di brani cadenzatissimi come “A Wider Shade of Pain”, o con i mid-tempos costellati di accelerazioni mozzafiato come “Glassjaw” o la bestiale e trascinante “Emonation”, con cori che non si sa nemmeno come ti ritrovi una mazza ferrata in mano pronto ad esplodere la propria rabbia…contagiosi!!!
Il songwriting è molto equilibrato, senza picchi estremi e nessun calo di tensione, mentre la produzione ad opera di Tue Madsen (The Haunted, Sick of It All…) è come al solito eccellente e piena di vigore e chitarroni ultra thrashosissimi!
In definitiva album molto divertente e diretto, pieno zeppo di fuck al sistema, di belle scapocciate e leggiadro come ai Barcode non accadeva da un bel po’ di tempo: l’unico difetto è la brevità, sia dei brani presi singolarmente che del disco in generale. Trenta minuti per un disco sono molto pochi, se poi i brani che lo compongono sono 13, si ottiene che ogni canzone dura davvero poco e la già citata “Emonation”, davvero bella, poteva essere arricchita ed ampliata oltre il suo 3.08, ed è comunque una delle più lunghe del disco!
Per il resto, un disco che è un must per gli amanti del genere: HARDCORE DEVASTATION !!!
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