Tornano i Dokken con questo nuovo album "Long Way Home" e con un band per metà ritoccata; fuori Reb Beach per l'ex Europe John Norum ed un nuovo componente al basso, l' ex MSG Barry Spark.
Ci troviano dinanzi ad un disco indubbiamente valido, diciamo che stilisticamente è un buon mix fra gli ultimi due album da studio, Dysfunctional ed Erase The Slate, quindi il lato più moderno con un leggero distacco dal sound di un tempo, e i classici tocchi che ci riportano alle inconfondibili sonorità dei tempi che furono. In sede di songwriting troviamo l'apporto di Kelly Keeling (Baton Rouge), una novità rispetto al passato ma che sinceramente non porta nessuno stravolgimento ne' nel sound ne' per quanto concerne le liriche.
Nel complesso i brani sono tutti buoni, non ho trovato cali di tensione o momenti di basso livello. Da come ci si può aspettare dai Dokken, il disco presenta qualche immancabile picco alto come l'opener "Sunless Days", "Under The Gun", "Everybody Needs (To Be With Someone)" e la ballata "Goodbye My Friend", lasciando a brani come "Little Girl", forte delle sue sonorità Beatles/King's X, la moderna "You", con le sue voci filtrate ed alcuni cori che per la seconda volta mi hanno fatto venire alla mente King's X, "Magic Road", e "There Was A Time", mid tempo che "viaggia" fra chitarre acustiche e piano, il compito di intrattenere piacevolmente l'ascoltatore senza gridare al miracolo.
Ascoltando Long Way Home ci si imbatte anche nell'interessante cover "Heart Full Of Soul", riproposizione in chiave Dokken del famoso brano degli Yardbirds.
Riascoltando il disco per molte volte sono sempre più convinto che in questo caso non abbiamo a che fare di certo con un lavoro che può competere con le gemme del passato come Tooth And Nail o Under Lock And Key, ma che comunque ha il suo valore e la sua presenza.... in fondo chi è fan di questa storica band sicuramente troverà in Long Way Home pane per i suoi denti.
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