Basterebbe dare un’occhiata alla homepage del sito di questa storica band tedesca per comprendere quale sia l’attitudine mostrata dal quintetto in ‘Back To The Roots’: è heavy metal senza fronzoli all’ennesima potenza.
Tanto per chiarire, ci troviamo di fronte ad una formazione che, attiva dalla fine degli anni 80 giunge dopo cinque anni di silenzio discografico al sesto album per la gioia di un nugolo di adoranti fan sparpagliati in tutta europa (italia compresa).
Non ci sono sperimentazioni, non troverete suoni sintetici di basso e batteria pompati a dismisura, nessuna concessione a cori in falsetto, tastiere scintillanti e assoli ipertecnici, gli Unrest sono assetati di potenza, furore e headbanging sulla falsariga di Grave Digger, Sinner e Running Wild, desiderosi di continuare la tradizione di mostri sacri quali Accept e di quel masterpiece senza tempo che risponde al nome ‘Restless And Wild’.
Il suono pertanto è scarno, essenziale, forte come un muro di granito tanto quanto l’ugola di Sonke Lau (degno erede di Udo Dischneider); l’accoppiata di asce Liedtke/Wiechert è semplicemente perfetta nell’interazione, sposando con intelligenza certosina groove, ardore, velocità e sentimento ricordando in diversi passaggi quanto proposto quasi un ventennio orsono dagli Helloween di ‘Walls Of Jericho’ soprattutto nei bridge e nei break solistici.
Capirete bene che citare episodi in rilievo è cosa pressochè impossibile: tutti i dieci episodi sono perfetti mantenendosi su un assoluto livello di eccellenza, al sottoscritto verrebbe quasi voglia di farsi crescere nuovamente i capelli fino al sedere, rispolverare dall’armadio il vecchio chiodo di militanza e iniziare a dimenare il testone imbracciando la air guitar di fiducia.
Se il voto finale non è eccelso la colpa è da ricercare in una originalità solamente abbozzata che alla lunga potrebbe diventare indigesta in chi conosce a menadito le storiche formazioni a cui i nostri Unrest finiscono con il pagare dazio, il rovescio della medaglia però ci mostra un quintetto in grado di spazzare via senza alcun problema uno qualsiasi degli ultimi album di Hammerfall, Helloween (ha un senso chiamarli ancora tali?) e Gamma Ray. Comprare.
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