Copertina 7

Info

Anno di uscita:2005
Durata:18 min.
Etichetta:Wuck

Tracklist

  1. LUNAR FLIGHT
  2. WASTED WORDS
  3. KOBAL, THE EGGMAN FROM VENUS
  4. MAGIC DRUG
  5. INSECTO KILL
  6. LA DANSE MACABRE
  7. DUST MITE
  8. PHAT SLUG

Line up

  • Bokal: bass, vocals, synth
  • The Zmudah: guitar, vocals
  • Liz: drums
  • The Duck: vocals
  • Der Sandmann: guitar
  • Fex: guitar
  • Bambino: bass
  • Davide: drums

Voto medio utenti

L’Ep dei Black Hole of Hulejra è datato 2003, ma merita ancora di essere segnalato perché ci mostra una formazione capace di produrre ottimo stoner convenzionale, ma allo stesso tempo coraggiosa nel tentare strade alternative, come avevamo già rilevato nel loro debutto omonimo recensito tempo fa.
Questo mini-cd si apre appunto con un brano tutt’altro che desertico e canonico, “Insecto kill” è un breve e bruciante dirty-rock cattivo e maleducato, dal tiro quasi punkeggiante che non spiacerebbe ad Oliveri ed i suoi Mondo Generator. Adatta al caso la voce sguaiata di The Duck, alias Fabrizio Monni, eminenza grigia dietro questa ventata stoner che soffia dall’isola dei nuraghi.
Dopo l’aggressività iniziale si passa con disinvoltura ad un bel cameo acustico, una nervosa e stralunata country-jam dal forte retrogusto Americano, vedi magari Fatso Jetson, Earthlings?, Orquesta del Desierto, le stesse Desert Sessions, con efficaci parti chitarristiche che coinvolgono tutta la band. Ancora una testimonianza che il collettivo sardo pur senza strafare è in possesso di fantasia nelle soluzioni, ed ama spaziare musicalmente cercando di sfuggire alle impostazioni troppo derivative.
Comunque quando si tratta di rispolverare il classico tiro Kyussiano, i BHoH non si tirano certo indietro, così sia “Dust mite” che “Phat slug” ci avvolgono con gli inconfondibili mid-tempo granulosi e mesmerici, linee ripetitive e stordenti dalle quali si staccano lievi spunti solistici e soprattutto quella impareggiabile atmosfera narcotica che da sempre caratterizza il genere. In questi casi il gruppo nostrano si avvicina parecchio alla scuola stoner Scandinava dei vari Beaver, Demon Cleaner, Sparzanza, e compagnia, ma ciò non significa che non lo faccia con una propria identità, che anzi sembra costantemente in via di miglior definizione.
Altro piccolo gioiellino da consigliare agli appassionati, non fosse altro che per dare concreto sostegno ad una scena che può contare soltanto sulla buona volontà degli stoner-fans locali.

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