Ecco il regalo di Natale tanto atteso. Ecco il nuovo album dei Rammstein. Ed ecco l'album dell'anno. Vi dico subito che 'Rosenrot' non è un classico album Industrial Rock come i nostri ci hanno abituato, o, almeno, non nella maniera canonica del classico Rammstein style. Il sesto album della band di Berlino è fondamentalmente un album di Dark Rock dalle fortissime venature Industrial... e posso capire che ai puristi dell'Industrial Rock la cosa possa fare storcere il naso e non piacere. A parte il grandissimo singolo 'Benzin' - che oggettivamente ritengo una delle songs meno riuscite dell'album (e vi dico ciò per farvi capire l'altissimo livello qualitativo globale del dischetto) e poche altre parentesi, quali 'Zerstören', (song da Dancefloor, che riporta comunque alla mente le composizioni del primissimo album 'Herzeleid' o del seguente 'Sehnsucht'), o la seconda 'Mann Gegen Mann' (sulla falsa riga dell'approccio stilistico del precedente 'Reise, Reise') o ancora la bizzarrissima - e comunque episodio sostanzialmente a parte - 'Te Quero Puta!', canzone cantata in lingua ispanica (in cui compaiono anche le trombe messicane e la voce femminile di Carmen Zapata), dal mood davvero rabbioso e granitico, 'Rosenrot' trasuda una fortissima atmosfera oscura, malinconica e molto fatalista, quasi intimista. E' proprio sulle note della song che da il titolo all'album, ovvero 'Rosenrot' (a proposito, andate a vedervi il video non censurato che gira in rete di questa song… ), che i nostri iniziano un viaggio cupo, quasi claustrofobico all'interno di ambientazioni lontane dalle luce. Questa song è davvero micidiale, sporcata dal vizio e dalla natura contorta dell'uomo. La seguente 'Spring' si racchiude ancora di più su se stessa, rallentando la marcia e pestando di più sugli accenti, in cui la parte del leone la compie decisamente la tastiera sul chorus... ma non è nulla a confronto della magnetica ed epica 'Wo Bist Do', pregna di amarezza e di scampo negato. La dose viene rincarata da 'Stirb Nicht Von Mir (Don't Die Before I Do)', una ballad condita dall'egoismo che solo l'amore può dare, in cui la voce baritonale di Lindermann gioca al contrasto con la voce femminile ed ultra espressiva di Sharleen Spiteri. Dopo la triade già sopra riportata, si ripiomba nel melodramma con la bellissima 'Feuer Und Wasser', per finire con 'Ein Lied' , canzone dal tocco vellutato e dalla spiccata sensibilità, in cui ancora una volta il tappeto di Doctor Christian Lorenz risulta la base ed il filo conduttore portante della traccia stessa. Alla fine 'Rosenrot' si presenta come un disco Rammstein non Rammstein, pieno di sfaccettature non subito assimilabili, ma che cresce di ascolto in ascolto, fino a prendere il sopravvento sugli ascolti della giornata. Se l'apice della discografia e della ricerca, ancora oggi per la band di Berlino è forse 'Mutter', il presente 'Rosenrot' balza di diritto al secondo posto. Un disco nero, coraggioso, denso... e soprattutto da capire fino in fondo. Assolutamente il meglio di quest'anno musicale.
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