Era davvero parecchio tempo che non ascoltavo un disco di gothic metal (o, se preferite, “melodic dark metal”, come lo definisce l’etichetta che lo pubblica) così bello e coinvolgente.
Per essere sicuro che non si trattasse di una semplice “infatuazione” temporanea, piuttosto comune all’interno di questi ambiti stilistici, mi sono sottoposto ad una serie prolungata e ripetuta di sessioni d’ascolto ed il risultato del “test” ha visto l’effetto della dopamina conservarsi inalterato senza flessioni e la “tentazione”, giunti al termine di ogni prova, di avviare immediatamente la successiva tramite la semplice pressione del tasto “play”, manifestarsi in una forma pressoché irresistibile.
Dopo un paio di apprezzate autoproduzioni i friulani Tystnaden arrivano dunque, con questo prestigioso contratto discografico, a diffondere le proprie innegabili doti ad un meritato livello di visibilità superiore e la loro musica, un metallo gotico armonico e suggestivo, che non si dimentica mai della componente “fisica” e capace anche di lampi di derivazione prog, nonostante l’allineamento sostanziale alle sonorità che hanno reso famosi Nightwhish, Evanescence, Lacuna Coil, Flowing Tears, Within Temptation e compagnia “metal/goticizzante”, riesce a non essere scontata o troppo “logora”, risultando vincente e incredibilmente godibile grazie alla qualità e alla vitalità delle composizioni e alle considerevoli capacità squisitamente tecniche di tutta la band.
In questo modo, anche i contrasti tra l’eccellente voce espressiva e decisa di Laura De Luca, la quale ha il talento e il carisma (ricordando talvolta, nell’approccio, gli organi della fonazione della Scabbia e della prima Van Giersbergen) per sostenere tranquillamente il confronto anche con le sue colleghe più celebri e il veemente growl di Lorenzo Frascaroli (da segnalare anche come sufficientemente fantasioso tastierista), pur rappresentando una soluzione vocale non esattamente “progressista”, piace per l’intensità e l’affiatamento di una contesa che si mette a disposizione di canzoni sempre brillanti, in un’illuminata promiscuità tra aggressione ed “animata” malinconia.
L’album appare immediatamente maturo, consapevole, appassionante e brano dopo brano intrappola l’ascoltatore in questo clima fatto di potenza e dolcezza, ma senza che questa ultima risulti stucchevole o sia eccessivamente “eterea”, evocando cocenti sentimenti di rabbia e languore, che trascinano ed emozionano senza sosta.
“First embrace”, “Münchausen syndrome”, il suadente inno “Tystnaden” (violino e voce “parlano” direttamente all’anima)” sono tre autentiche “mazzate” di splendide sensazioni contrastanti, “Metaphora”, “The Foolish Plan” (veramente straordinaria nella sua avvincente e cangiante costruzione), “Rewards” e “Pride vs intellect” conquistano per versatilità e strutture musicali che uniscono impeto a melodie catalizzanti, “The joke” e “The vanishing” sanno assalire alla maniera dei Dark Tranquillity con maggiore evidenza, ma altresì rallentare, riflettere o mutare direzione, alimentati pure da un lieve tocco sinfonico, mentre anche una canzone leggermente meno efficace come “Hamlet”, mantiene una discreta attrattiva complessiva e non rischia l’onta dello “skip”.
Bravi veramente, questi Tystnaden, e a loro deve essere anche attribuito un pregio “epocale”, a causa del quale, d’ora in poi, sono sicuro avranno difficoltà a prendere sonno, tanto è “smisurato” il suo significato: farmi riconciliare con un genere che in tempi recenti avevo un po’ abbandonato per le troppe delusioni e l’impressione di un eccessivo “appiattimento” formale … e scusate se è poco! A parte gli scherzi, “Sham of perfection” è un disco che credo abbia le capacità per accontentare tutti i fans del settore (più o meno entusiasti degli ultimi esempi artistici proposti dal mercato) e combattere ad armi pari con chiunque decida di operare nel medesimo “terreno”.
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