I Corte Aulica nascono nel 2006 per mano di Gustavo Pasini (già fondatore dei Notabene, gruppo con all’attivo due dischi anch’essi pubblicati dalla Mellow Records), insieme a Nicola Gasperi, Luca Saccenti ed Emanuele Jaforte, tutti musicisti di grande sensibilità e preparazione.
La loro proposta è un suggestivo prog rock che si rifà alla cosiddetta scuola di Canterbury, artefice di uno dei movimenti fondamentali dell’intero universo musicale e di una di quelle espressioni artistiche “senza tempo”, che vanno ben oltre l’effimero concetto di “moda”.
La devozione a questo suono in continua evoluzione tra un raffinatissimo progressive e contaminazioni jazz / fusion si esprime principalmente nei confronti di formazioni strepitose quali Camel e Caravan, con un pizzico degli altrettanto importanti Hatfield And The North e National Health, ma fortunatamente non si limita ad un tentativo acritico di riproduzione, difficile (se non impossibile!) e comunque poco produttivo.
I quarantadue minuti de “Il temporale e l’arcobaleno”, quasi completamente strumentali (eccezion fatta per le due bonus tracks), pur evidenziando chiaramente il loro ambito ispirativo, emozionano in modo sincero e comunicano direttamente con l’anima di chi li ascolta o forse sarebbe meglio dire con quella di chi li sa ascoltare, mettendo in campo una pregevole tecnica esecutiva che non si prefigge di sorprendere per la sua valenza virtuosistica e che s’inserisce come una “semplice” componente all’interno di un discorso più ampio e corale.
Si tratta, infatti, di una raccolta di composizioni sicuramente non banali, ma neanche troppo tortuose, che si assimilano in ogni caso nella loro totalità in maniera lenta e graduale, svelando, proprio come accade nelle migliore opere degli anni settanta appartenenti a quest’ambito stilistico, inedite sfumature e nuove sensazioni ad ogni ascolto.
Con questo non voglio dire che i Corte Aulica siano fin da ora completamente all’altezza dei loro modelli, tuttavia il loro atteggiamento è quello giusto e mi piace parecchio il rispetto, la competenza e la personalità, probabilmente dettata da una sostanziosa cultura specifica, con il quale si sono avvicinati ad una materia così difficoltosa e “pericolosa”.
Il Cd non vive di episodi singoli e ogni nota sembra concorrere al disegno d’insieme (“devo” in ogni caso citare “Il temporale e l’arcobaleno”, “Corte aulica” e “La principessa del parco”, per la loro potenza immaginifica), che cattura l’orecchio e stimola i sensi puntando mediamente più sulla forza di suggestioni eleganti, cangianti ed intense che non sull’irruenza e sull’impeto (magari gratuito!), senza peraltro apparire mai melenso o scontato.
Per quanto riguarda i brani cantati, anche se la voce di Gustavo non mi convince pienamente (soprattutto in “Grazie a te”), essi rappresentano un po’ il lato più “easy” del dischetto e pur mantenendo le caratteristiche fondamentali del gruppo, mostrano una discreta inclinazione alla “memorizzazione”, fatto che rende la bellissima “La ragione d’autunno” un altro momento molto godibile ed appagante.
Davvero un bel disco e mi auspico sinceramente che le parole di questa recensione non rimangano una questione “confidenziale” tra me e i pochi lettori interessati (spero di sbagliarmi!) a questa musica talvolta troppo frettolosamente e assurdamente bollata come “noiosa” e “vetusta”, e che esse possano contribuire a garantire ai Corte Aulica quella considerazione che meritano.
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