Waysted, Tyketto, Flesh And Blood, From The Inside, carriera solista, in ogni situazione artistica sia stato coinvolto, Danny Vaughn è sempre riuscito a fare la differenza con la sua voce fenomenale, in grado di affrontare qualsiasi tipo d’interpretazione, arrivando a giganteggiare nel repertorio più rock, nell’hard, nel blues e nelle sonorità di derivazione esplicitamente “adulta”, forte di una laringe che sa dipingere stesure perpetuamente intense, ora solenni, ora grintose, ora straordinariamente romantiche, insomma, sintetizzate in due parole, splendidamente emozionanti.
“Traveller”, il suo nuovo solo album, del quale avevamo già avuto una stuzzicante anticipazione nella compilation “Rock to the bones vol. 4”, è un’ulteriore formidabile conferma di quanto appena affermato, un disco fantastico realizzato da un cantante “speciale”, che si circonda di musicisti eccellenti (Pat Heath dei Brave New World, Tony Marshall dei Contagious, Steve Mckenna dei Ten e Lee Morris dei Paradise Lost), i quali abilmente lo assecondano nelle varie suggestioni emotive che egli decide di esplorare.
Si tratti dell’evocativa struttura melodica dal tocco tribal-celtico denominata “Miracle days”, del pathos hard blues di “Badlands rain” o della vivacità elettro-acustica della title-track, Danny offre già nei primi tre brani di questa collezione di perle un saggio evidente delle sue rare virtù, entusiasmando senza remore chiunque l’abbia amato per le sue passate esperienze.
La presa “rapida” della radiofonica “Restless blood” continua nell’opera d’adescamento senza speranza di fuga, l’agile ”That's what she says” prepara il terreno ad un cambiamento d’atmosfera, che con “The touch of your hands” diventa languida e soffusa, impregnata di malioso temperamento soul, lo stesso da cui prende avvio la bellissima “Lifted”, marchiata indelebilmente dal tipico trademark dei Tyketto, immerso in quell’humus di tradizione “popolare” americana ad ampio spettro che ha visto Bruce Springsteen come uno dei principali protagonisti.
Tra tanti momenti esaltanti, ecco uno dei miei preferiti assoluti: “Warrior's way”, attraverso l’immagine del guerriero (in particolare il riferimento è ai Dog-Soldiers, una delle valorose elite combattenti dei Nativi americani delle grandi pianure e al loro particolare metodo di lotta) sostiene la resistenza ad ogni forma di prevaricazione con un’imponente forza espressiva e crea una curiosa contrapposizione con la successiva “The measure of a man”, un’altra rootsy rock song, pacata e istantaneamente assimilabile.
“Think of me in the fall” è un altro momento sentimentale brillantemente risolto da un’ammaliante costruzione musicale e da un’ispiratissima prestazione canora di Vaughn che avvolge nel velluto più pregiato le sue inestimabili corde vocali.
E’ il turno di una nuova favilla in mezzo al fulgore; si chiama “Death of the tiger”, è una monstre-track dal piglio epico e muscolare, illuminata da un vago gusto Zeppelin-esque e da aperture corali semplicemente irresistibili.
Conclusione riservata a “Better by far”, la quale suggella con la sua delicatezza acustica un lavoro che esalta per l’elevato e costante valore delle composizioni e conquista irrimediabilmente per il feeling profuso.
Non so dire se “Traveller” sia veramente “il miglior album” di Danny Vaughn, come afferma egli stesso, ma di sicuro lo considero un’iniezione di tempo di enorme qualità nello scorrere frenetico e talvolta inappagante del vivere quotidiano, a cui personalmente mi sono affidato ottenendo ottimi risultati “terapeutici” o, se preferite, “solamente” un Cd di musica strepitosa. Fatelo vostro!
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