Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2007
Durata:55 min.
Etichetta:Beyond Productions
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. JAGRITI
  2. ONE THOUSAND MEMORIES
  3. I FEEL YOU CLIMB
  4. EMBRACING THE FORM OF LIFE0
  5. TEARING AWAY
  6. KOPTO
  7. EXCITED AND DESIROUS
  8. DIFFERENT MELODIES
  9. INVISIBLE
  10. HOPE TO BE DEAF
  11. SADIST

Line up

  • Trevor: vocals
  • Tommy Talamanca: guitars, keyboards
  • Andy: bass
  • Alessio: drums

Voto medio utenti

Nella prima metà degli anni ’90 i Sadist ebbero il merito di adeguare la scena estrema italiana (che in quel periodo perse veri e propri pilastri come Necrodeath, Bulldozer e Schizo) a quelli che erano i canoni esteri nel medesimo settore.
Questa linea di condotta, chiaramente distinguibile fino a “Tribe” ed in parte anche nel successivo “Crust”, è ripresa nell’attuale disco omonimo, che per fortuna non considera l’orripilante parentesi di “Lego”.
In buona sostanza, quindi, il quinto studio album del gruppo genovese riparte dal 1997 presentandosi come punto d’incontro tra le composizioni maturate fino ad allora.
"Sadist" si apre con la spiazzante “Jagriti”, che attraverso ritmi orientaleggianti introduce al disco vero e proprio, dove si ritrova l’impatto diretto e venato da sonorità cyber che era stato inaugurato ed abbandonato con “Crust”.
In ognuno dei 10 brani che compongono l’album il gruppo fornisce buona prova delle proprie capacità, sfoderando strutture sonore ben amalgamate e varie quanto basta da rendere piacevole l’ascolto. Chi è particolarmente legato alle prime due uscite della band noterà una presenza più ridotta della tastiera nella struttura dei pezzi. Tale situazione può ridurre il sapore sperimentale di “Sadist”, ma alla fine dei conti non ne inficia significativamente la qualità complessiva.
Buona la prestazione di Talamanca alla chitarra, che sfodera un bagaglio convincente in particolar modo in sede solista (dove i più attenti potrebbero riconoscere qualche influenza elvetica). Qualche riserva, invece, sulla prova di Trevor, che pur non sfigurando mai appare poco sentita.
Interessante il lavoro svolto in sede di produzione, soprattutto per quel che riguarda la batteria e gli inserti elettronici, che rimandano alle atmosfere di “Crust” e quindi a quel cyber metal inaugurato nel 1995 dai Fear Factory con “Demanufacture”.
A chiusura del disco si trova il rifacimento della strumentale “Sadist” che risulta inferiore al brano originariamente pubblicato su “Above The Light”.
Giunti a fine album si può parlare di un ritorno di qualità per il gruppo genovese, che tuttavia ha perso parte di quell’avanguardismo che l'aveva caratterizzato ad inizio carriera.
A questo proposito va comunque sottolineato che tutto il metal latita di autentica innovazione, in quanto le vie che conducono a nuove soluzioni senza sfociare in poderose cagate sono sempre più esigue e percorribili solo da pochi.
Recensione a cura di Luca 'Orphen' Recla

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