Squarci hard rock, scorie progressive, elettronica e tanto rock “alternativo” italiano, sono queste le componenti artistiche che i perugini Almavenus tentano di far convivere nella propria proposta, giunta alla verifica del full-length, dopo un demo, un mini Cd e alcune partecipazioni a compilation, tutte accolte piuttosto bene dalla critica specializzata (come ben si evince nel ricco press-kit qui incluso).
Per il sottoscritto, “Alternatywa” è una vera sorpresa, dacché si tratta della prima occasione che ho di confrontarmi con il suono volubile del gruppo umbro, e posso anche definirla una bella “scoperta” visto che quello che nella frase introduttiva ho definito un “tentativo”, alla prova dei fatti di un ascolto ripetuto e concentrato, si è rivelata, tutto sommato, una discreta vittoria.
“Resta il sole” apre l’albo con buone qualità (bagliori vagamente “techno” e un’intrigante linea melodica), sanzionando immediatamente un ruolo da protagonista per la bella voce di Emanuele Berloco, intensa, incisiva e personale, nonostante le molte sfumature ispirative (Renga e Pelù tra i più accreditati) e per la chitarra estrosa e ficcante di Alessio Rugo.
Discrete potenzialità “radiofoniche” per la successiva “Sporco denaro”, con le sue cadenze reggae intessute su una trama “sintetica” di sicura presa, ma personalmente ritengo la splendida “Se c'è un Dio”, marchiata dall’acustica di Rugo e dall’ardente interpretazione di Berloco, la cangiante “Stato emozionale”, con tracce di Litfiba e graffi di retaggio heavy metal, la carica emotiva di “Solo io”, la traente “Stupida sera” e l’enfasi suggestiva di “Chimera”, come i momenti migliori del disco, per forza espressiva e armonia negli accostamenti.
All’appello mancano ancora la valida “Onore” e il vivace “divertissment” conclusivo “Ciao”, con le sue liriche simil-demenziali, appena prima che la “ghost track”, mantenendo lo stesso clima, veda i nostri protagonisti “impegnati” in un’importante discussione sulla necessità di aumentare il “groove hard rock” del brano, magari con l’uso del doppio pedale o l’introduzione di un “fondamentale” apporto gospel (!?!).
Gli Almavenus dimostrano di possedere nel loro D.N.A. le necessarie dotazioni per mescolare sostanze musicali abbastanza diverse tra loro e anche senza eccedere nella “spregiudicatezza” è evidente la loro ricerca di originalità, sviluppata con gusto e coordinamento, accompagnata da testi dal buon profilo poetico e “concettuale”, che sanno all’occorrenza usare anche un pizzico d’ironia.
Una rilevante perizia nell’uso delle melodie potrebbe riservare al gruppo buoni risultati in senso “commerciale”, a patto che trovino un’adeguata spinta promozionale, ma non sarà probabilmente comunque una cosa facilissima, in una scena alternativa italiana “maggiore” sempre più povera d’idee e coraggio, che, una volta trovato uno schema vincente, preferisce dare spazio a chi sceglie di riprodurlo senza riserve, piuttosto che offrire una possibilità a coloro che cercano di trovare una propria via tra le pieghe di questi suoni.
Spero di essere smentito e, in ogni caso, in bocca al lupo ragazzi!
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