E dopo l'esordio, Sul Meridiano Del Tempo, ora tocca al mini-cd, Visione Diurna. E molte cose sono cambiate, soprattutto a livello strutturale, se prima era la melodia a farla da padrona stavolta sono le chitarre ad avere la meglio, quasi a ricordare gli ultimi Porcupine Tree e la PFM più Rock oriented dei mitici anni 70. Detta così sembra un plagio continuo, ma non lo è affatto, la dose di personalità è forte e decisa, come nel caso di Scacco Al Re Nero, dove fra richiami ad un vigoroso Hard Rock emergono interessanti arrangiamenti orientaleggianti, un po’ alla maniera dei Blackfields (Steve Wilson docet). Più chitarre e meno armonia quindi, la cosa positiva è che in ogni caso non è andato perso quel flavour tipico dei Vintage, che già nel primo disco emergeva con prepotenza, uno stile più maturo e conciso, diretto ed asciutto. Anche i testi sono meglio concepiti, con una metrica più adeguata e scorrevole. Vorrei soffermarmi un momento sull'aspetto compositivo della band, tutto scorre fluido e liscio, e mi riferisco nel caso specifico agli arrangiamenti, ora più snelli rispetto all'immediato passato, senza dubbio la scelta migliore che potessero fare. Un altro fattore che da spessore e aiuta i brani ad emergere è inoltre una produzione ottima e professionale, pulita e cristallina ma non per questo meno corposa e possente che riesce a dare quel tocco di potenza in più a tutte le canzoni presenti, basta dare una semplice ascoltata a Favola e Visioni Diurne. Un ritorno che odora di conferma e progressione, il sentiero è ancora lungo, avanti così.
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