E' arrivato il momento di dare un occhiata a quanto ci stanno proponendo i Vital Remains nella loro collezione primavera/estate 2007. Avevamo lasciato il gruppo alle prese con l'uscita della raccolta "Horrors Of Hell", che serviva a dimostrare come tutto sommato il gruppo avesse più di dieci anni di carriera alle spalle prima di far uscire il destabilizzante "Dechristianize", e che anche senza Glen Benton alla voce fossero riusciti a produrre materiale di valore. Era quindi arrivata l'ora di comporre qualcosa di nuovo, e questo qualcosa ha preso il malefico nome di "Icons of Evil", mostruosa creatura formata da nove canzoni più intro e da più di un'ora di musica intensa e malvagia, che si ripropone di continuare nella direzione tracciata dal già citato "Dechristianize". La struttura sonora, sempre inevitabilmente nelle mani di Dave "Superman" Suzuki è anche questa volta una miscela esplosiva di mitragliate violentissime condite con aperture melodiche e assoli raffinati, sorretti da un lavoro di batteria tanto preciso e pulito quanto debordante e schizzato. Ogni canzone contiene tonnellate di riffs sempre qualitativamente validi, sciorinati uno dopo l'altro con disinvoltura , ripresi, triturati e rimessi da parte per far posto alle parti successive. Tutto bene quindi, se non fosse che alla fine questa smisurata dimostrazione di forza e di talento è così eccessiva da risultare controproducente. Praticamente non si riesce a distinguere un brano dall'altro, e sono veramente poche le sonorità che alla fine rimangono in testa. Per non parlare della difficoltà immane di riuscire ad ascoltare l'intero album senza farsi cogliere dalla noia, tali e tante sono le idee proposte che alla fine tendono ad assomigliarsi tra loro. L'unica eccezione risulta essere la conclusiva "Disciples of Hell", una cadenzata monotempo della durata di "soli" 4 minuti che paga pegno ai Coroner di inizio carriera sia per i riffs che per gli assoli di stampo classicheggiante. Credo che la formula adottata dai Vital Remains stia incominciando a mostrare la corda, con "Dechristianize" abbiamo gridato al miracolo, con "Icons of Evil" riusciamo ancora a sbattere per bene la testolina, ma riusciremo veramente a sopportare un eventuale terzo album costruito sempre in questa maniera? Ai posteri l'ardua sentenza.
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