Copertina 8

Info

Anno di uscita:2002
Durata:50 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. CRUSHER DESTROYER
  2. MARCH OF THE FIRE ANTS
  3. WHERE STRIDES THE BEHEMOTH
  4. WORKHORSE
  5. OL’E NESSIE
  6. BURNING MAN
  7. TRAINWRECK
  8. TRAMPLED UNDER HOOF
  9. TRILOBITE
  10. MOTHER PUNCHER
  11. ELEPHANT MAN

Line up

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Guardi la copertina e capisci che questo non è un disco normale: un senso di inquietudine assale il cervello attraverso l’immagine di copertina, attratto e turbato da un cavallo alato fiammeggiante che sembra preso da un quadro di Yeronimous Bosch. Affezione e distacco, sono questi i sentimenti contrastanti che “Remission”, prima opera di questo combo americano, comunica dai propri ‘solchi’ e certo il fatto che la band sia formata da membri di Today is the day la dice lunga sull’impatto, a tratti furia iconoclasta, che pervade le canzoni. I Mastodon rappresentano un perfetto punto di collisione tra il noise americano più lunatico e nero, hard rock a tratti tracimante in derive psichedeliche e gli incubi sabbathiani, e tutto questo grazie a brani indecifrabili in cui, dove non te lo aspetti, spuntano chitarre perse in litanie melodiche ed esplosioni di wall of sound aiutate dalle urla disperate del cantante dominato da nichilismo e senso del dolore, perfetto per il contesto costruito. Si spalancano porte verso l’oscurità, canzoni senza speranza, il rock più nero e apocalittico che potreste immaginare, rock davvero trascinante. “Trilobite”, la malefica “March of the fire ants”, “Workhorse”, vera cantilena infernale, “Mother Puncher”, a dispetto di fasi strumentali che a volte ricordano certo ‘root’ rock della vecchia America sudista, sono forgiate nel fuoco dell’inferno e solo la mitezza della conclusiva “Elephant man” riesce a dare pace dopo tanto sferragliare di metallo. Forse rimarranno per pochi ma i Mastodon, almeno in questa prima prova, hanno offerto uno spettacolo bellissimo, un vero giudizio infernale.
Recensione a cura di Emanuele Rossi
Ottimo debut

Col loro primo lavoro i Mastodon ci regalano 50 minuti di violenza a cavallo tra un selvaggio post-hardcore (Kelliher e Dailor furono membri dei Today Is the Day) e quella vena maggiormente "progressiva" che caratterizzerà il futuro prossimo della band (dove sarà evidente il ruolo di Hinds come main songwriter) mostrando con abilità eccezionale la fertilità della proposta di cui questo debutto acido, storto ed abrasivo quanto basta è alfiere.

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