Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2007
Durata:42 min.
Etichetta:Remedy
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. STARSHINE
  2. DIRE WOLF
  3. FORTRESS
  4. KILLING KIND
  5. NETHERWORLDS
  6. CASUALITY OF CRUEL TIMES
  7. TALES OF SUBMISSION
  8. NO ONE LEFT TO BLAME
  9. FIREBIRD

Line up

  • Tony Taylor: vocals
  • Scott Waldrop: guitars
  • Dave Boyd: guitars
  • Jim Hunter: bass
  • Mark Stauffer: drums

Voto medio utenti

Inaspettato e marcato passo falso da parte dei Twisted Tower Dire che con "Netherworlds" ci offrono un album debole, per composizione e resa sonora, che non rende assolutamente merito ai passati lavori del gruppo, "The Isle of Hydra" (2000) ma anche il più recente "Crest of the Martyrs" (2003) che già aveva lasciato intravedere qualche difficoltà, e dove, forse complice la produzione di Piet Sielck, questo quintetto statunitense mostrava su brani come "To Be a Champion" o "Some Other Time, Some Other Place" più di un rimando al Power Metal tipico del vecchio continente.
"Netherworlds" ripresenta la stessa line-up del disco precedente, dato che il nuovo cantante Johnny Aune è entrato solo in seguito a sostituire un Tony Taylor che qui appare fin troppo spesso in clamorosa difficoltà, ma a parte qualche episodio non offre spunti d'interesse, scivolando via anonimo e senza sussulti. Anzi, alla fine non riesco proprio a trattenere un pizzico di disappunto nel vedere questa "valorosa" formazione statunitense perdere tutto il terreno guadagnato in oltre 10 anni di sbattimento nell'underground.
Se l'opener "Starshine" perlomeno pesta ed ha un buon tiro, sopratutto grazie al lavoro dei due chitarristi, già dalla successiva "Dire Wolf" la qualità prende inesorabilmente a scemare, finendo con il toccare il fondo con la conclusiva "Firebird", piatta e scontata. Si salvano dal naufragio generale le sole "Casuality of Cruel Times" e l'articolata titletrack, teatrali e dalle marcate influenze eighites.
L'unica nota positiva consiste così nel registrare l'abbandono di certe soluzioni legate al Power europeo a favore di un Heavy Metal ottantiano e tipicamente made in USA. Ma onestamente è troppo poco.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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