Dopo le buone impressioni suscitate un paio d'anni fa con il loro demo "Ray of Time", gli
SpellBlast ripetono il colpo con il loro primo full lenght, intitolato "Horns of Silence", dove non mancano di far registrare considerevoli passi in avanti.
Uno dei fattori che hanno contribuito ai loro progressi è stata sicuramente la prestazione del nuovo cantante Jonathan, mentre un altro è invece rappresentato dalla scelta del gruppo di rivolgersi con decisione verso quelle sonorità folk che in diversi frangenti spingono ad accostarli agli Elvenking. E proprio Damnagoras, vocalist degli Elvenking, è facilmente riconoscibile sia su "Lost in the Forest" sia durante "Sign of the Unicorns", due brani che erano inclusi sul precedente demo e che qui, e non solo per la presenza di Damnagoras, fanno una figura nettamente migliore.
Se in occasione di "Ray of Time" avevo citato come termini di paragone i Rhapsody ed anche i finlandesi Celesty (quest'ultimi per l'uso bombastico delle tastiere) ecco che ora emergono con maggiore prepotenza i riferimenti ai già citati Elvenking, ai Falconer e sopratutto ai Blind Guardian, tirati in ballo anche dal timbro vocale di Jonathan, che spesso riecheggia quello di Hansi Kürsch (come ad esempio avviene su "Losing Reality" o "Knights of Darkness"). E visto che siamo in tema, è davvero da applausi la prova di Jonathan nei primi passaggi, quelli più melodici, dell'epica ed enfatica "Glory to the Gem", davvero un gran bel pezzo. Tuttavia, su "Horns of Silence" non è facile indicare un brano che si distingua più degli altri, dato che ognuna delle nove canzoni riesce ad essere avvincente e convincente, dai passaggi tipicamente folk di "Goblins' Song" a quelli più teatrali e possenti di "Knights of Darkness".
Alla resa finale contribuisce poi anche l'ottima registrazione realizzata presso i New Sin Studios.
Davvero una bella, e gradita, sorpresa!
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