Qualche accenno alla “filogenesi” dei Fate lo abbiamo già dato in occasione della ristampa di “Scratch’n sniff”, sempre ad opera della competente label teutonica MTM Music, per cui, stavolta, ci limiteremo ad un’analisi squisitamente musicale di questa che è la graditissima riedizione del debutto degli chic hard rockers danesi.
“Fate” è un disco egregio, ancora un po’ ingenuo e acerbo in alcune soluzioni melodiche, ma assolutamente propedeutico a quello che personalmente considero (e non sono il solo!) l’apice della parabola artistica del gruppo proveniente dalla terra dei nisser e di Hans Christian Andersen; quel “A matter of attitude” che anche a distanza di un ventennio dalla sua prima pubblicazione appare ancora come un mirabolante esempio di trasposizione scandinava delle caratteristiche fondamentali dell’A.O.R. yankee.
La chitarra estrosa e affilata di Hank Sherman e l’ottima voce del singer Jeff Limbo sono le indiscutibili animatrici di questo godibile dischetto, ricco di pregevoli brani in bilico tra rock “radiofonico” (l’eccellente “Love on the Rox”, dedicata ad un night-club di Copenaghen noto per le sue serate a base di alcol, donne e hard rock, “Fallen angel”, la provocante “(She’s got) The devil inside” e la tastieristica bonus “Won’t stop”, versione 12” di un pezzo che ritroveremo nel summenzionato “A matter of attitude”), vaghi riverberi glam-rock (“Downtown toy”, “Do your want it”) e sonorità più grintose, condite da un gustoso tocco street (“Rip it up”, “Danger zone”, “We’re hot”), mentre su tutto si staglia prepotentemente l’enfasi melodicamente superiore di “Victory”, un numero strepitoso, con il suo andamento cadenzato “semplice” e pure irrefrenabile, perfetto anche per evocare momenti d’adrenalinico coinvolgimento nelle classiche situazioni “sotto il palco”.
La missione indirizzata al recupero storico dei migliori suoni “anni ottanta” intrapresa dalla MTM continua, dunque, nel migliore dei modi, per la gioia di chi vuole approfondire una dottrina che sembra aver riconquistato un certo interesse e che oggi può essere studiata, con il supporto di tutto il materiale “didattico” necessario, senza per forza dilapidare il proprio patrimonio economico.
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