Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:44 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. ROTTEN YOELLOW
  2. JUPITER'S EYES
  3. DEATHRIPPER
  4. THOUGHT COME SPREE
  5. CEMETARY ROAD
  6. LESSER ANIMAL
  7. PHANTOM LIMB
  8. LOATHSOME
  9. HEATHEN TEMPLE
  10. FOURTH DEGREE BURNS
  11. ALEXANDRIA
  12. GIRL IN THE SLAYER JACKET
  13. WAIST DEEP IN ASH
  14. THE MACHETE TWINS

Line up

  • Scott Hull: guitars
  • J. R. Hayes: vocals
  • Brian Harvey: drums
  • Blake Harrison: samples , noise

Voto medio utenti

Per la gioia dei fans del grind più tradizionalista ed intransigente tornano sulle scene i Pig Destroyer, a tre anni di distanza dal loro ultimo lavoro 'Terrifyer'. C'è poco da dire di questo "Phantom Limb" nuovo di zecca, il gruppo non si discosta dalla loro traccia tracciata da oramai dieci anni, anche se finalmente appaiono alcuni tentativi di maturazione e di evoluzione soprattutto nella struttura dei brani, che ora appaiono leggermente più compatti e organici. Certo non si può dire che i nostri abbiano deciso di lesinare in energia profusa, visto che in ogni caso tutti gli strumenti vengono immancabilmente martoriati lungo le quattordici canzoni presenti, ma si nota che qualcosa è cambiato, un po' come successe ai Napalm Death di "Fear, Emptiness, Despair", album che ha diversi punti in comune con il qui presente "Phantom Limb". Certo in comune non hanno la velocità media delle canzoni, che i Pig Destroyer sono sempre stati abituati a sparare al massimo consentito dalla legge, nonostante diversi breakdown riescano a stemperare e a diversificare questo furioso assalto frontale. Come già detto all'inizio, chi è abituato a nutrirsi di pane e grind non avrà problemi a digerire anche questo discreto dischetto, ma considerato l'enorme sviluppo ce stanno avendo tanti gruppi, soprattutto americani, che riescono a coniugare eccellentemente queste sonorità estreme con altri elementi, ora melodici, ora hardcore, ora più prettamente death metal, c'è il pericolo che i Pig Destroyer possano venire risucchiati e stritolati, per finire nel dimenticatoio. Mi auguro che ciò non succeda, ma probabilmente oggi come oggi serve qualcosa di più.
Recensione a cura di Roberto 'Robbyy' Corbatto
"Phantom limb"

Un buon esempio di come si dovrebbe fare grind. Pur non trascendentale "Phantom limb" colpisce per un minimo di distinzione tra le tracce e per l'estrema furia in esso contenuta.

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