Che i risultati ottenuti da "Tales Of Sadness", primo album per i
Raintime, non fossero casuali, era già evidente. Ad ogni modo tocca ora a "Flies & Lies" ribadire il valore dei nostri connazionali, ai quali si può solo rimproverare l'aver abbandonato i New Sin Studio a favore dei Jailhouse Studios, anche se poi la resa sonora, grazie anche all'ottimo lavoro di Tommy Hansen (Helloween, Pretty Maids, Manticora ...) non ne ha particolarmente risentito, per un sound meno frontale, sopratutto per quanto riguarda la sezione ritmica, ma più fresco e dinamico. Comunque quello che conta sono le composizioni e la capacità interpretativa dei sei musicisti (ora la line-up è completata da un tastierista di ruolo), ed i Raintime fanno un ottimo lavoro in entrambi i settori. Anzi, se la cavano alla grande pure nella loro versione di "Beat it" (famosissimo hit di Michael Jackson) che qui, peraltro non stravolto, si trasforma in un avvincente pezzo Heavy. Una cover che rispecchia quello che è lo stile del gruppo, in un blend di Power, Prog e Death Metal che nel suo insieme rende nuovamente inevitabile il confronto con i Children of Bodom, evidente sin dall'accoppiata iniziale "Flies & Lies" e "Rolling Chances", ma pure con Evergrey, In Flames e Dark Tranquillity (questi ultimi richiamati sopratutto da "The Black Well"), visto che i Raintime, per il loro secondo album, hanno insistito con gli ingredienti più aggressivi, talvolta al limite con il Metalcore, come nel caso di "Rainbringer". Non manca comunque una buona dose di melodia, dispensata qua e là nei refrain, e che trova la propria valvola di sfogo su "Finally Me", power ballad "di maniera" che pertanto non si distingue come l'episodio migliore del disco, compito che spetta alla conclusiva "Matrioska", sempre aggressiva ma dove emerge con prepotenza il lato più progressive e sperimentale dei Raintime.
Su "Flies & Lies" troviamo inoltre due special guests, i cantanti Jacob Bredahl degli Hatesphere (alle prese con le parti più aggressive in quell'episodio Melodic Death Metal intitolato "Apeiron") e Lars Larsen dei Manticora (nelle atmosfere powereggianti di "Another Transition"), presenze che sono un ulteriore spunto d'interesse nei confronti di questo album.
Una gradita, e tutto sommata prevista, conferma.