Concepito nell'arco di 3 mesi dal mastermind Hans Lundin (unico sopravvissuto alla formazione originale fondata a fine anni '60 e che accolse un allora teenager Roine Stolt) dopo aver lavorato al box-set "Kaipa - The Decca Years 1975-78", "Angling feelings" è il quarto capitolo di una band che nel 2002 con "Notes from the past" ha interrotto un silenzio ventennale riproponendosi in una formula rinnovata che non sembra dare segni di cedimento. Con o senza Roine Stolt (uscito per dedicarsi a tempo pieno nei Flower Kings), il sound non si discosta dai precedenti lavori in cui l'unione tra il prog melodico-orchestrale-corale anni '70 (Genesis, Yes, Gentle Giant) e le marcate influenze folk scandinave creano un mix originale sprizzando energia positiva e solarità musicale in tutti i brani, legati nei testi da un filo conduttore che ci invita a rilassarci e gustare le piccole cose della vita. Il nuovo chitarrista Per Nilsson proveniente dai death-thrashers Scar Simmetry sembra essersi subito adattato allo spirito soffice e semplice della band, ed i suoi guitar solos emergono spesso tra la mole di organi, tastiere e pianoforti vintage di Lundin in cui non si fatica a trovare frammenti di prog vecchio e nuovo, mentre la componente folk è garantita dall'uso di flauti e fischietti (lo special guest Fredrik Linqvist, anche lui come il singer Lundstrom proviene dai Ritual, una delle new prog band nordiche più originali degli anni '90), aggiungete il drumming secco, pulito e perfetto di Morgan Agren che richiama il Phil Collins dei tempi migliori, due voci come Aleena Gibson e Patrik Lundstrom abili nel tessere melodie celestiali ed incantevoli in strutture molto complesse ricche di stacchi strumentali che sconfinano nel jazz, funk e nel celtico ed avrete il risultato di una creatività senza limiti coniugata ad uno stile personale che non perde mai di vista la componente melodica senza lasciarsi andare ad inutili noiosi virtuosismi affiorati nella lunga title track del precedente "Mindrevolution". Forte della solita produzione stellare, pulita e cristallina, l'"Hippy happy prog" dei Kaipa si riscatta dagli errori compiuti negli anni '70 in cui il cantato in lingua madre (lo svedese) e l'imminente invasione punk avevano relegato la fama della band al solo territorio nazionale, ed è pronto più che mai a regalare emozioni intense trasportandoci con la mente in scenari fantastici, inutile dire che è un must per i fans di tutto il genere prog (Flower Kings, gli Spock's Beard dell'era Morse, Yes, Genesis, Camel).
Avete già preparato le ghirlande di fiori da mettere in testa, acceso gli incensi e visualizzato i disegni di Roger Dean? Schiacciate play, si vola !!!!!!
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