Cronaca di una promessa non mantenuta.
Questa è, in estrema sintesi, l’impressione che si ricava da “Silent waters”, seconda prova sulla lunga distanza degli svedesi Moonlight Agony, e se l’esordio (“Echoes of a nightmare” del 2004) era sembrato un discreto esempio di power-prog dal tocco “inquietante”, a volte davvero piacevole in tali “contaminazioni”, il nuovo Cd appare decisamente più monotono e poco brillante, pur mantenendo costanti le ambientazioni stilistiche fondamentali e un tasso tecnico di notevole sostanza.
E’ difficile identificare in maniera chiara il “colpevole” di tale situazione e non credo affatto che tutto possa essere imputato al cambio di vocalist (e ancora meno all’avvicendamento nella gestione del basso), dacché il nuovo David Akesson svolge più che dignitosamente il suo compito, anche senza possedere le medesime capacità interpretative del suo predecessore Chitral “Chity” Somapala.
Il problema principale risiede proprio nel songwriting, quasi mai completamente (con)vincente soprattutto nelle costruzioni melodiche, che non sono particolarmente fantasiose, ma nemmeno, in mancanza di questo “raro” attributo, istantaneamente irretenti.
In questo clima formalmente impeccabile e altrettanto privo di una “vera” anima o di peculiarità distintive, si salvano, tutto sommato, l’opener “Leaving solitude”, “You betrayed me”, “Soulless”, “I´m alive” e “The blood red sails”, tutti brani non esattamente “rivoluzionari” e tuttavia sufficientemente attraenti da dimostrarsi all’altezza di quell’incoraggiante debutto, mentre altrove si fa veramente fatica ad esprimere un qualche apprezzamento che non riguardi la valida produzione o un effimero aspetto puramente esecutivo.
Peccato, perché avrei puntato qualche soldino sulla crescita di questa band … per il momento, si sarebbe trattato di una scommessa persa.
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