Che ai Vanilla Fudge piacesse re-interpretare i “classici”, senza il timore di commettere atto “lesa maestà”, e che lo sapessero fare con una particolare personalità e cura, non credo sia una grande novità. E’ sufficiente, infatti, dare un’occhiata alla loro storia e ricordare quanto importanti sono state le covers nel raggiungimento della meritata fama (qualche esempio? “Ticket to ride” ed “Eleanor Rigby” dei Beatles, “People get ready” di Curtis Mayfield, “You keep me hangin’ on”, un successo delle Supremes o ancora “Some velvet morning” di Lee Hazlewood, originariamente cantata dall’autore con Nancy Sinatra), per comprendere quanto significativa sia la vocazione di questi esperti signori dell’hard psichedelico e magniloquente, in questa difficile “arte”.
E’ chiaro, però, che un albo di sole riletture dei Led Zeppelin, come, in effetti è questo “Out through the in door”, potesse, nonostante le premesse, favorire un po’ di diffidenza, vista l’esclusiva natura “ispirativa” dell’opera.
Ebbene, in realtà il disco è veramente godibile, la credibile e peculiare celebrazione di una band enorme, unica e probabilmente irripetibile, messa in atto da musicisti incredibilmente preparati, ispirati (una citazione per tutte … Carmine Appice in “Moby Dick”!) e dotati di una sensibilità tale da consentire anche agli irriducibili sostenitori del Dirigibile (senza “paraocchi”!) di godere ancora una volta di questi brani immortali, apprezzandone le loro incredibili caratteristiche autoctone, fuse con il temperamento e lo stile di chi gli Zeppelin se li trovò per la prima volta di fronte nel lontano dicembre 1968, in qualità di sua supporting band, durante l’esordio live della leggenda inglese in terra americana.
Sessantadue minuti d’ottima musica, dunque, lontana dalla “fotocopia” e d’altro canto talvolta pure un po’ “spiazzante”, visti gli arrangiamenti leggermente “temerari” applicati a queste canzoni ormai scolpite nel DNA di tutti i rockers sparsi nel globo terracqueo, per un disco “diverso” e affascinante, come del resto lo era “In through the out door”, l’ultimo effettivo parto discografico degli Zeps, la cui denominazione, in forma “anagrammata”, è stata scelta dai Fudge, non credo a caso, come titolo per questo assai piacevole Cd.
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