Difficile trovare aspetti interessanti e degni di nota su questo "Baptised in Fire", secondo album per la formazione svedesi degli Haterush, dopo quel "Mark of the Warrior" uscito nel 2004.
Canzoni scontate e ben poco avvincenti (si sollevano dal grigiore totale le sole "Soulsearcher" e "Out of Reflection"), una ritmica monotona ed un cantante che non mostra doti, tecniche e interpretative, particolari, anzi quando Stefan Embretsson sale di tonalità finisce per essere addirittura fastidioso. Anche la produzione non è delle migliori, ed a questo punto gli aspetti positivi giungono sopratutto dai due chitarristi, ma più per demerito del "resto" che per l'effettiva prestazione della coppia composta da Jan Sandberg e Carl Berglund, che in realtà si limitano semplicemente a svolgere il proprio compitino.
Non sono poche le bands che si dedicano a questo genere, e tra queste molte lo fanno decisamente meglio. Rivolgete le vostre attenzioni altrove.
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