Ecco i nipponici Blood Stain Child al lancio del loro quarto album, "Mozaiq", il secondo sotto la supervisione della tedesca Dockyard1. La line up è rinnovata grazie alla new entry di Sadew alla voce che va a sostituire Ryo finora impegnato nel ruolo di bassista-cantante e che ora potrà concentrarsi sulle quattro corde, pardon sei nel caso del suo basso, oltre ad occupare comunque la posizione di secondo vocalist. La band vanta un largo seguito tra i fan del Melodic Death Metal ed in Giappone è giunta al grande pubblico oltre che per l'indiscutibile bravura anche perchè nel 2001 un loro pezzo è stato scelto dal popolarissimo wrestler Kensuke Sasaki come proprio inno. La consacrazione arriva poi nel 2002 con "Silence Of Northern Hell" le cui sonorità rimandano ai Children of Bodom mentre per il loro
secondo album, "Mystic your heart", la cui fattura ricalca gli stilemi del death metal melodico scandinavo spaziando dagli In Flames ai Norther e per il quale si affidano al produttore finlandese Anssi Kippo con l'intento di creare un album dalla trama più europea possibile, la band introdurrà arrangiamenti elettronici. La sperimentazione nel campo dell'industrial continua e diventa più evidente su "Idolator" che vede la co-produzione del danese Tue Madsen (Illdisposed, The Haunted, Mnemic, Dark Tranquillity). La loro inarrestabile produttività li porta all'uscita di questo "Mozaiq" a luglio 2007, a soli otto mesi dall'uscita del precedente album, dai cui contenuti si evince quanto spesso alcune cose se esasperate suscitano perplessità. Nel caso specifico l'elemento di cui il simpatico combo
giapponese fa un uso smodato sono i campionamenti di elettronica e nei synth e nelle voci. Tutte le 11 tracks (12 nell'edizione destinata al mercato europeo) ne sono invase, quasi soffocate come da un guscio costrittore. Ebbene, al di là dei gusti personali di ogni ascoltatore, non si può negare comunque che ciò va interpretato anche come un loro punto di forza, un elemento di originalità che "giustifica" tutti gli elogi che i BSC hanno ricevuto fino ad oggi. La prima canzone in scaletta, "Exotic-6-Cordinator" include anche elementi tastieristici tipici degli Mnemic, cosa che non dispiace e che ben si combina con la matrice death metal del pezzo, con ottime chitarre a tratti thrash sapientemente dosate e mescolate a quelle più melodiche. La velocità d'esecuzione rimane molto alta e costante in
quasi tutti i pezzi e questo dona un tocco di omogeneità al tutto a cui l'orecchio non fa alcuna fatica ad abituarsi. Il tiro viene leggermente allentato in "Freedom", ed è qui che siamo di fronte al singolo commerciale
che arriva a strizzare l'occhio (a mandorla) al pop-rock anni 80, mentre in "Innocence" abbiamo un'ospite femminile dalla voce delicatissima che riporta per un attimo ai canti tradizionali giapponesi, sovrastati tatticamente dallo screaming deciso di Sadew. Certo è che dopo qualche ascolto più approfondito si raggiunge la freddezza mentale per scindere chirurgicamente le distorsioni trance dal tappeto sonoro vero e proprio rappresentato da un'impeccabile Violetor dietro alle pelli e dai riffs chitarristici studiati sulle tablature di Jesper Stromblad per citarne uno, (ancora In Flames? Ma dai?) ma che mai mancano di una propria forte personalità, ed ecco che quanto rimane non è sicuramente nulla di inedito. Tale intervento risulta infruttuoso su pezzi che sfiorano la dance come "Pitch Black Room" o "Peacemaker" che avrebbero fatto faville come colonna sonora di Mortal Kombat, per non parlare del preoccupante inizio di "Cosmic Highway" che però dopo soli 12 secondi si rimette sulla "retta via" del death metal e sembra dire con un sorrisetto malizioso "Scherzetto!". Anche su questo pezzo (si tratta per l'appunto della bonus-track per l'Europa il cui inserimento non era da ritenersi così urgente) come in altri episodi ad essere di dubbio gusto è l'uso della voce melodica, così robotica e leggermente antiestetica. Questo lavoro dei Blood Stain Child se da un lato risulta avere una tessitura tanto sintetica e computerizzata dall'altro può far mostra di una produzione cristallina e precisa, affidata per la seconda volta al sovracitato sig. Tue Madsen, produttore che ricorre nei sogni proibiti di molte band del settore che aspirano alla sua collaborazione. Un'ovazione per la maturità raggiunta a livello compositivo e per la maestria nella mescita degli elementi come in un laboratorio chimico bilancia forse la preoccupazione che questo allontani i nostri da un approccio più autentico ed emozionale alla materia da plasmare ma ricordiamoci che questo prodotto confezionato ad hoc per l'Europa è pur sempre stato partorito da musicisti
giapponesi e che è giusto che conservino la loro essenza.
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