Secondo disco per i The Mandrake, band del Colorado autrice di un death metal di stampo europeo, quindi ricco di melodie e assoli di origine classic. Questo ultimi sono la cosa migliore di un disco che fila via liscio senza destare alcuna emozione, se non un crescente fastidio verso la tediosità e la prolissità di una proposta che, nelle lande europee, risulta essere pleonastica, vista l’enorme mole di releases simili che escono fuori dal nord Europa, e non solo.
I The Mandrake ogni tanto ci provano a pigiare di più sull’acceleratore della brutalità, ma spesso si ha la sensazione di una band che si specchia in se stessa, autrice di un compitino pensato e scritto solo per se stessi, senza tenere conto dell’ascoltatore.
Per mettere in chiaro le cose, questo disco è stra-sentito, prolisso, noioso, pur se suonato bene e con una perizia strumentale decisamente buona. In me non ha lasciato alcuna emozione. Tuttavia non dispero che tra di voi ci sia qualcuno che possa apprezzare le buone “Inherit” e “Night Of Day”. Per il resto mi chiedo perché uno svedese, uno a caso, dovrebbe comprare uno disco swedish suonato e prodotto nel lontano Colorado. Ciò ovviamente vale anche per tedeschi, inglesi, svizzeri, norvegesi, olandesi ect. ect. Ah, dimenticavo, anche per gli italiani.
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