Tulus è un nome che a molti non dirà niente, me compreso. Potere dell'incestuosità della scena black metal norvegese, in cui è facile imbattersi in gruppi con gli stessi musicisti che suonano il medesimo genere in tutte le reincarnazioni. Anche Sverre e Bergli condividono questo destino, avendo entrambi militato negli Old Man's Child ed essendo i fondatori dei Khold. Con cui i Tulus condividono ben più che qualche influenza, dalla passione per i mid-tempos al sound rockeggiante, passando per una voce roca e catarrosa.
Tutta questa introduzione per dire che prima dell'ascolto non vedevo molto senso in una proposta come questa, anche contando che i Khold sono ormai da tempo in stand-by e sarebbe stato meglio al limite far ripartire loro piuttosto che riesumare un combo ormai inattivo da una mezza dozzina d'anni. Ma con il passare dei giri nel lettore mi sono accorto che questa mia prima idea era sbagliata, in quanto le somiglianze tra i due gruppi si fermano a quanto scritto sopra. i Tulus sono la versione eclettica e imprevedibile dei Khold, con i loro inserti di pianoforte e violino, le irriverenti voci femminili, addirittura la presenza prepotente di strumenti a fiato. Già l'opener mette le cose in chiaro da questo punto di vista: gli intricati riff ricordano più i Voivod che i Darkthrone, e se non fosse per lo screaming di Sverre i dubbi sarebbero molti. I pezzi successivi mostrano anche il lato aggressivo del trio, con accelerazioni classiche a base di blast-beat e un riffing più lineare, pur incorporando tutti gli elementi citati precedentemente. Che non sempre sono così riusciti come si potrebbe pensare: la voce femminile, ad esempio, è a tratti sgraziata e sgradevole. So che potrebbe essere stata una scelta precisa della band, ma non si fa apprezzare. Il vero problema di "Biography Obscene" è l'assenza nelle parti standard di elementi di particolare interesse: la musica scorre via lasciando poco nella mente dell'ascoltatore, risvegliato solo nei momenti in cui la band decide di osare.
Questo lavoro dei Tulus è sicuramente coraggioso, ma troppo breve e poco incisivo per essere veramente consigliato. Mi piacerebbe vedere maggiore spazio per gli elementi extra-black metal, che rappresentano probabilmente uno dei maggiori punti di forza di questa release.
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