Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:40 min.
Etichetta:Lifeforce
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. HOW TO DISCONNECT FROM YOUR SOCIAL SURROUNDING IN HALF AN HOUR
  2. HEEEY...LET'S START A BAND
  3. THE DISTRICT ATTORNEYS ARE SELLING YOUR BLOOD
  4. TRIFE LIFE
  5. FIGHTING WARS WITH KEYBOARDS
  6. MULDER
  7. THOUSAND COMPLAINTS, ONE ANSWER
  8. IF YOU WANT TO BLAME US FOR SOMETHING WRONG, PLEASE ABUSE THIS SONG!
  9. RIDING DEAD HORSES IS A FUCKING CURSE
  10. TRANSMETROPOLITAN
  11. AND IN THE RIGHT TO MAKE MISTAKES, WE MAY LOSE AND START AGAIN...

Line up

  • Steffen: vocals
  • Simon: guitars
  • Daniel: guitars
  • Filip: bass
  • Paul: drums

Voto medio utenti

Ecco a voi l'ennesima band post-core, questa volta proveniente dalla Germania e dedita ad un sound che potrebbe essere considerato il figlio bastardo nato dall'incrocio di grind, death, qualche spruzzata core, hardcore misti a qualche momento di sclero incontrollato.
Come ormai sta diventando consuetudine, i War From A Harlot's Mouth se la godono un sacco a proporre una musica destabilizzata e destabilizzante, fatta di continui sali-scendi, di una successione vorticosa di riff, tempi, atmosfere e generi differenti. Prendiamo a titolo d'esempio l'opener "How To Disconnect From Your Social Sorrounding In Half An Hour": si inzia con un riffaccio in pieno stile death metal, passando poi per un immancabile breakdown, seguito poi da uno stacco dal flavour jazz/fusion, concludendo con una sfuriata grind in cui le chitarre eseguono dei riff piuttosto dissonanti. Il tutto in nemmeno due minuti. Ed in effetti i War From A Harlot's Mouth denotano un'attitudine decisamente più grindcore rispetto alla media, preferendo spesso pezzi dalla durata piuttosto ristretta, tranne nel caso di "Mulder" e "In The Right To Make Mistakes, We May Lose And Start Again.." che spaziano dai 7 ai dieci minuti di durata, in una versione dilatata (e pure troppo) di quello che viene già proposto nelle altre tracce dell'album. C'è poi da considerare "Trife Life", intermezzo hip hoppeggiante che mette nuovamente in luce l'imprevedibilità della band, mentre alcuni titoli esageratamente lunghi vorrebbero forse dare risalto una certa ironia congenita nei War From A Harlot's Mouth.
Diciamo quindi che "Transmetropolitan" si pone all'interno di tutto il filone post-core, un crocevia di influenze che troppo spesso ci viene spacciato come geniale o che più in generale viene sopravvalutato, basandosi sulla convinzione che sia sufficiente accostare elementi provenienti da generi differenti per fare un bel disco. In attesa che il trend si imponga definitivamente sul mercato, liquido questi cinque tedesci con un 6 non troppo lusinighiero, e vado ad ascoltare i Terminally Your Aborted Ghost, decisamente di un altro livello.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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