Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:46 min.
Etichetta:Tabu
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. MORE
  2. LACKLUSTER DAY
  3. THE CLONE
  4. DISTANT MEMORY
  5. RELEASE
  6. LIFE DEPRIVED
  7. BETWEEN THE LINES
  8. BOUND TO COME
  9. UNDER
  10. BROTHER
  11. CUT FROM STONE

Line up

  • Athera: vocals and guitars
  • Cyrus: guitars
  • Elvorn: guitars
  • Memnock: bass
  • Tjodalv: drums

Voto medio utenti

Strana carriera quella dei Susperia… Ricordo ancora quando qualche anno fa balzarono alle cronache metal. Fecero abbastanza “rumore” vista la loro appartenenza al giro black più famoso, quello di band del calibro di Dimmu Borgir o Old Man’s Child, per intenderci… e proprio ex membri di queste band hanno militato o militano tutt’ora in questo nuovo gruppo che si discostava dagli altri perché più thrash oriented. Nel frattempo i nostri hanno pubblicato altri cd, e questo “Cut from stone” è il loro quarto lavoro. Beh, scordatevi tutto quanto è stato fatto in precedenza dal combo norvegese… Le note che fuoriescono da quest’ultima fatica ci riportano indietro di più di dieci anni, precisamente a quando nel 1994 uscì “Burn my eyes” dei Machine Head, il tutto riletto in chiave leggermente più moderna, se non altro per quanto riguarda i suoni. Si, avete capito bene… niente più tracce black nei Susperia, non è riscontrabile neanche più una nota “oscura” nei loro brani. Anzi, direi che alla fortunata e vincente formula della band di Rob Flynn i nostri aggiungono una forte dose di melodie al limite del pop, specie nei ritornelli, che rendono i brani ancora più kitsch. Fin qui l’analisi stilistica del cd… andiamo più a fondo però, e chiediamoci fino a che punto il già saturo mercato metal aveva bisogno dell’ennesimo clone dei Machine Head, e ancor più se quest’evoluzione del sound della band è fino in fondo naturale, o non sia fin troppo premeditata. La sensazione è che non essendo riusciti a fare ancora il grande salto di qualità i Susperia abbiano cercato di strizzare l’occhio a un mercato più accessibile, con un cd che pur mantenendo le basi thrash riesce ad accattivarsi la massa, quella più avvezza a sonorità nu metal. Il discostamento dal thrash e l’inserimento di forti richiami al filone più giovane del metal, unito a quelle melodie quasi pop a cui accennavo prima, farebbero proprio pensare a questo… Inutile parlare della perizia tecnica del gruppo, sarebbe superfluo e anche avvilente per loro. Si tratta ovviamente di ottimi musicisti, e anche di buoni compositori, su questo non c’è dubbio. Proprio per questo, però, rimane l’amaro in bocca per un cd che poteva essere nettamente superiore. La sensazione che resta alla fine dell’ascolto, invece, è quella di un prodotto assemblato senza sforzarsi più di tanto, giusto per eseguire il compitino a casa, senza neanche cercare di trovare una soluzione armonica o un riff che non sia già stato sentito mille volte da quel famoso 1994 di cui sopra. Se proprio devo menzionare dei brani che spiccano rispetto agli altri direi che la traccia numero sei, “Life deprived” mi ha colpito in quanto più violenta e convinta delle altre. Così come, tra quelle più accessibili, l’opener “More” ha qual quid in più, e forse non è un caso che sia stata messa in apertura di cd. Anche “Between the lines” svolge bene il proprio ruolo, con un lavoro molto interessante di Tjodalv dietro le pelli, e un inizio più strettamente thrash, anche se non manca, ovviamente il solito ritornello ultra melodico. Per il resto ci troviamo di fronte a brani abbastanza noiosi e ripetitivi, certamente ben suonati e prodotti, ma che lasciano il segno quanto un’intervista di Marzullo in piena notte… Se siete nuovi a queste sonorità forse apprezzerete anche il cd, altrimenti vi consiglio di rispolverare i vecchi vinili di Pantera e Machine Head e iniziare un sano headbanging.
Recensione a cura di Roberto 'Dulnir' Alfieri

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