Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:32 min.
Etichetta:Teorema
Distribuzione:Deldadischi

Tracklist

  1. FOREVER IN THE BED
  2. ALCOHOLIC INVASION
  3. BREATH OF STUKAS IN RAGE
  4. DOOM CHILD
  5. CHUCK BERRY WANTS HARDCORE
  6. MAD PUSHER
  7. STAR DESIRE
  8. TRUE HATE
  9. SOLEMN OATH
  10. HOMICIDAL MANIAC
  11. SERGEANT NAPALM

Line up

  • Albe: vocals
  • Rob: guitars
  • Ricca: bass
  • Luke: drums

Voto medio utenti

Il nome dei Devastator circola ormai da un po’ di anni nell’underground italico, grazie ad un paio di demo e al precedente “Thrash ‘n’ war”, senza dimenticare una discreta attività live. La formula proposta dai nostri ragazzotti di Lucca è un thrash molto grezzo e minimale, di chiaro stampo teutonico, che presenta forti influenze sia punk/hardcore che motorheadiane… Il problema del gruppo è sempre stato quello di non riuscire a convincere al 100% l’ascoltatore, a causa di brani carini ma che non possiedono quel quid in più. Cerchiamo di capire il perché… le songs sono molto semplici, non hanno pretese particolari, e fin qui niente di male… il fatto però di non possedere né la sana e pura violenza che il thrash di derivazione tedesca deve assolutamente avere, né la scanzonata, irriverente e sgraziata carica delle canzoni dello zio Lemmy, rende le composizioni dei Devastator una sorta di pietanza sciapa. Le basi ci sono, le capacità anche, ma restano inespresse. Un piccolo passo avanti rispetto alle precedenti produzioni del gruppo è stato l’ingresso in formazione di Albe, che sostituisce il defezionario Luchino alla voce. Il suo timbro più sporco e basso si adatta nettamente meglio ai brani rispetto alla voce decisamente più alta del suo predecessore, e dona ai pezzi quella grinta in più che non guasta mai. Venendo al cd, non convince appieno l’opener “Forever in the bed”, mentre con la successiva titletrack le cose migliorano un po’, con un buon brano scanzonato sullo stile dei Tankard più ubriachi. È poi la volta di “Breath of stukas in rage”, che dopo un inizio lento e cupo esplode con un buon riff tagliente dal sapore molto eighties. Più riflessiva “Doom child”, assestata su un mid tempo cadenzato, mentre con “Chuck Berry wants hardcore” esce di nuovo fuori il lato ironico della band, aspetto, questo, che i nostri tengono molto a mettere in evidenza. Ancora molto Tankard sound in “Mad pusher”, mentre in “Star desire” è il lato più rock ‘n’ roll a venire fuori, con quella piccola dose di hardcore che non guasta mai, ancora più marcata ed in evidenza nella successiva “True hate”. Ci avviamo alla fine con “Solemn death” e “Homicidal maniac”, mentre spetta a “Saergent napalm” mettere il sigillo a questo cd che, come già detto in apertura, convince a fasi alterne. Secondo me c’è ancora molto lavoro da fare in casa Devastator, per affinare un sound che non ha ancora una sua identità ben definita e soprattutto per riuscire a confezionare un prodotto valido sotto tutti gli aspetti. Questo “Alcoholic invasion” ha ancora troppi punti deboli, a partire dalla struttura di alcuni brani fino ad arrivare agli assoli di Rob davvero troppo approssimativi, per non parlare della produzione, non all’altezza e dal sapore ancora troppo “demo”. Non sempre è facile miscelare più influenze, e i Devastator ancora non riescono bene a farlo, quindi il consiglio è quello di scegliere meglio la strada da seguire, magari indurendo un po’ di più il sound accentuando l’aspetto più thrash. Rimandati a Settembre…
Recensione a cura di Roberto 'Dulnir' Alfieri
alcoholic

grande disco. veloce incazzato. complimente davvero a una band ancora giovane. continuate cosi

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