A quanto pare uno degli ultimi trend in fatto di DVD è quello di pubblicare dei documentari relativi ai grandi album del passato. Calcolando però che il prezzo medio di un DVD non è certo basso, mi chiedo fino a che punto un prodotto del genere possa essere ritenuto valido o indispensabile, a meno che non ci si trovi di fronte a fan ultra sfegatati della band in questione. Per quanto mi riguarda stare due ore davanti alla televisione a leggere (per i non anglofobi ci sono i sottotitoli in italiano) ciò che personaggi più o meno illustri raccontano sull’album non è il massimo del divertimento. Sia perché si tratta alla fin fine del festival delle ovvietà, sia perché chiunque, gironzolando sulle tv satellitari, o per i più anziani e fortunati di voi perfino sulle tv nazionali alcune volte, sarà incappato almeno una volta su filmati di questo tipo. Non penso inoltre che gli stringati filmati live possano risollevare le sorti di questi dischetti ottici, in quanto si tratta per lo più di pochi secondi e di materiale già noto. Per non parlare delle inutili gallerie fotografiche… perfino il ragazzino di dodici anni riesce ormai a reperire di tutto e di più bazzicando una mezz’oretta in internet… Qual è allora il senso di questi prodotti? Personalmente penso sia solo quello di spillare più soldi possibili ai fan, niente altro… Comunque, per dovere di cronaca, vi dico che nel DVD in questione ci sono una serie di critici musicali (Carol Clark tra gli altri) che in pompa magna dicono la loro su un disco che perfino le pietre conoscono e che non ha certo bisogno di presentazioni o di elogi. A questi si affiancano personaggi più o meno noti, come il tecnico del suono Tony Platt, che si lasciano andare in entusiastici commenti sul disco. Il tutto, appunto, inframmezzato da immagini live (per lo più estratti da un live del 1981 in Giappone) dei vari brani che si stanno analizzando, in questo caso “Hells bells”, “What do you do for money honey”, la titletrack, “You shook me all night long” e “Rock and roll ain’t noise pollution”. La cosa più interessante e per certi versi divertente è il contributo di Simon Davies, chitarrista della tribute band Dirty DC, che analizza le varie canzoni con uno sguardo particolare al lavoro svolto da Angus Young sia in fase ritmica che solista, svelando simpatici trucchetti e retroscena. Per il resto è il nulla più totale. Fossi in voi indirizzerei i miei risparmi verso un bel live concert che per lo meno vi farà sbizzarrire in salotto saltando appresso a brani immortali eseguiti da una delle più micidiali live band della scena rock’n’roll mondiale. Se invece siete completisti della band di Angus Young allora non potete esimervi dall’acquistare anche questo “Back in black: the world's greatest albums”.
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