Quanti anni sono passati dall'uscita di quella che fu a tutti gli effetti il capolinea e la tomba dei Pestilence? Al momento della sua pubblicazione, "Spheres" rientrava a pieno titolo nel gruppo della "New Breed", assieme a "Elements" degli Atheist, "Focus" dei Cynic ed "Individual Thought Patterns" dei Death. Come andò a finire è cosa nota: i Death riuscirono ad andare avanti per la loro strada fino al tragico epilogo, mentre per gli altri tre compagni di sperimentazione si sciolsero. I Pestilence di Patrick Mameli però ebbero il destino più infausto, completamente abbandonati e dimenticati dai loro fans che tanto avevano esultato sentendo le note perverse di album quali "Consuming Impulse" e "Testimony of the Ancient", ed il sullodato Patrick si rifugiò per lunghi anni nei suoi appartamenti a rimuginare, riflettere e probabilmente a progettare il suo rientro nelle scene. Ed eccoci qua, nel pieno del 2007, ad ascoltare il ritorno di un grande artista, alle prese con una realtà musicale radicalmente cambiata nei suoi riferimenti di base e forse più accessibile ad accogliere le contaminazioni una voltà così ferocemente rigettate. Non c' da stupirsi quindi che nei C-187 prendano posto anche autentici paladini del tempo che furono, quei Sean Reinart e Tony Choy che recentemente sono tornati a calpestare i palchi di mezzo mondo per riproporre i loro vecchi cavalli di battaglia, mentre la voce metalcore di Tony JJ associata ad una produzione mostruosa e caricatissima sui toni bassi dimostra come la vena creativa del chitarrista olandese abbia felicemente imparato dagli errori del passato e sia riuscita a mantenersi fresca ed al passo con i tempi. In "Collision" si sente la voglia e l'impazienza di mostrare al mondo che le proprie idee sono ancora valide, visto che sono ben 14 i brani proposti, tutti piuttosto brevi e convulsivi, dove la tendenza hardcore viene assemblata con diversi riferimenti a band quali Meshuggah e agli stesi Pestilence di "Spheres", con autentici capolavori quali la stessa titletrack o "Roadblock (D.O.A.)", talmente coinvolgenti da riuscire ad affossare gran parte del restante materiale dell'album ("Life Is Dead" su tutte). Forse sarebbe stato più saggio operare alcuni tagli, riducendo il numero di canzoni a vantaggio della qualità media del disco, ma anche così ci troviamo di fronte ad un lavoro da prendere, ascoltare e capire. Non sappiamo ancora bene come proseguirà questa rinascita artistica di Mameli, ma per adesso non possiamo far altro che sperare e tornare ad esultare come una volta.
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