Le gesta musicali dei
Death di Chuck Schuldiner sono ben note a tutti coloro che amano il death metal ed il metal in generale: lavori come "Symbolic", "Individual Thought Patterns", "Human", "The Sound Of Perseverance" o "Scream Bloody Gore" sono unanimemente (o quasi) ritenuti dei capisaldi del metal classico e contemporaneo, seppure ognuno abbia una personalissima classifica di gradimento. Tuttavia c'è un album nella discografia del combo floridiano che da sempre soffre di una specie di "complesso d'inferiorità", e che praticamente tutti si dimenticano di citare, quasi a volerlo relegare in un angolino bollandolo troppo spesso come un mezzo passo falso da parte di Schuldiner. Mi sto ovviamente riferendo a
"Spiritual Healing", album originariamente uscito nel 1990 che può vantare in formazione un certo
James Murphy, dotatissimo chitarrista che ha firmato alcuni dei lavori più importanti del death metal mondiale ("Cause Of Death" degli Obituary, "Death Shall Rise" dei Cancer, "Dreams Of The Carrion Kind" dei Disincarnate): da molti considerato come "disco di transizione", l'album effettivamente prende leggermente le distanze dai precedenti "Scream Bloody Gore" e "Leprosy", proponendo un approccio più ponderato e meno grezzo alla materia death metal, che si concretizza in brani più ricercati nel riffing, con maggiori concessioni a tempi cadenzati ed impreziosito dal lavoro in fase solista di un Murphy ispiratissimo. Tutte caratteristiche che il successivo "Human" avrebbe ulteriormente esasperato dando i natali al disco che tutti noi ben conosciamo. Tra gli highlight del disco impossibile non citare "Altering The Future", "Within The Mind", "Defensive Personalities", la titletrack o "Genetic Reconstruction", dai cui solchi è facile capire il percorso di evoluzione musicale che Schuldiner ha portato avanti nella sua band. Misteriosamente "Spiritual Healing", nonostante una tracklist sostanzialmente priva di punti deboli, non ha mai riscosso troppi consensi tra i fan della band, più propensi ad incensare (giustamente, sia chiaro), le divagazioni tecniche degli album successivi o il contributo seminale alla nascita ed affermazione del death metal americano di quelli precedenti.
Si tratta tuttavia di un disco che meriterebbe maggiore attenzione e che vi caldeggiamo senza indugio di riscoprire, perchè non è solamente un tassello cruciale per l'incredibile crescendo artistico dei Death, ma anche un album di grandissimo spessore.