La strada aperta con "Human" trova il suo naturale proseguio con il successivo
"Individual Thought Patterns" del
1993, album per cui il carismatico
Chuck Schuldiner raggruppa attorno a sè alcuni dei musicisti più talentuosi della scena metal dell'epoca: confermato il mostruoso
Steve Di Giorgio al basso, i nuovi acquisti sono il portentoso drummer
Gene Hoglan che aveva già dato sfoggia della sua bravura dei
Dark Angel ed il chitarrista
Andy LaRocque, sottratto alla corte di
King Diamond. Con una lineup di tale caratura, è pressochè inevitabile che il tasso tecnico di "Individual Thought Patterns" sia elevato, ed effettivamente il nuovo album dei Death amplifica i tratti progressivi che già "Human" conteneva (e che a conti fatti erano presenti anche su "Spiritual Healing", anche se si tratta di un album legato più ad un death metal old school): l'iniziale
"Overactive Imagination", tra l'altro uno dei brani più riusciti del disco, è emblematica in tal senso, proponendo un assalto frontale in pieno stile death metal, ma arricchito da passaggi tecnici di grandissimo spessore e da stacchi "storti", in cui i quattro musicisti danno prova del loro livello (e pensare che Schuldiner è un autodidatta delle sei corde è abbastanza stupefacente!). Non è certo un caso che brani come
"Trapped In A Corner" e
"The Philosopher" (per cui fu girato un videoclip) siano diventati inamovibili dalle scalette dei Death dal '93 in poi, ma sarebbe criminale non annoverare la citata
"Overactive Imagination",
"In Human Form",
"Jealousy",
"Mentally Blind", la titletrack o
"Destiny" (con un intro strumentale da brividi!) tra i brani più emozionanti partoriti dalla vena creativa di Schuldiner. I brani sono inoltre arricchiti da quel tocco fusion che il basso fretless di DiGiorgio è in grado di ricreare, mentre la coppia LaRocque/Schuldiner è autrice di alcuni degli assoli più belli mai scritti in ambito metal, ormai scevri da qualsiasi reminescenza slayeriana.
Se dopo il maestoso "Human" qualcuno pensava che difficilmente i Death avrebbero potuto superare se stessi, "Individual Thought Patterns" dissipa ogni dubbio e consacra Chuck Schuldiner e la sua band tra gli artisti più importanti del metal contemporaneo. La dimostrazione vivente che il death metal può essere raffinato e ricercato senza però tradire le proprie radici.