Passati ormai due anni dal fantastico "The Time Of The Oath", gli
Helloween nel 1998 entrano in studio e danno alla luce "
Better Than Raw", un album geniale, potente, pieno di idee e con una buona dose di tecnica, che vanta un'ottima produzione e una splendida copertina.
Il CD si apre con "
Deliberately Limited Preliminary Prelude Period In Z", un intro mostruoso, un mix di musica classica e metal che va crescendo fino ad esplodere in "
Push", un brano pesante, pieno di carica e rabbia che in pochi secondi ti smonta, ottima prova di
Kusch ma soprattutto di
Deris che quasi non si riconosce.
Kusch ci regala due brani che mettono subito in chiaro le cose sull'album. Si passa a "
Falling Higher", un altro brano potentissimo e molto tecnico, ottima prova di tutti i componenti del gruppo. Si tira un po' il fiato con le successive "
Hey Lord" e "
Don't Spit On My Mind". La prima è una canzone più melodica, molto incisivo il basso di
Grosskopf e ottima prova di
Deris, con classico chorus che ti entra subito in testa. Molto più pesante e d'impatto invece è la seconda, dopo qualche ascolto la si apprezza tanto. Ed eccoci arrivati alla sesta song "
Revelation", con cui
Kusch ci regala un altro capolavoro. Dopo un timido inizio con chitarre e tastiera è poi il devasto totale, un pezzo che supera gli 8 minuti tra riff potentissimi, doppio pedale, melodie, accelerazioni, assoli epici e tanta tecnica. Tra tutti spicca
Kusch che sembra essere posseduto. Che dire, dopo un pezzo del genere ci vuole una pausa ed ecco "
Time", una ballad di quasi sei minuti, buon ritornello e ottima l'atmosfera creata dai cori, a tratti malinconica. Come ottava song troviamo il singolo "
I Can", pezzo meno complesso e più orecchiabile, mentre la successiva "
A Handful Of Pain" è un mid-tempo potente e molto sperimentale. Il penultimo brano "
Laudate Dominum" è qualcosa di straordinario, una perla, classica canzone power scritta in latino con doppio pedale e chorus "divino". Giunti alla conclusione questa volta è
Weikath a regalarci l'ennesimo capolavoro "
Midnight Sun", sembra un riassunto perfetto dell'intero album: potenza, melodia, tecnica racchiusi in sei minuti con un finale davvero mostruoso.
Che dire ci troviamo di fronte a un vero e proprio capolavoro, un album che non ha punti deboli, ti emoziona sin dall'inizio e che a mio parere non ha nulla da invidiare ai due
Keeper. Chi non ne possiede una copia o addirittura non conosce quest'album non può definirsi amante del genere power.
A cura di Marco "Trinità" Mennillo