Pubblichiamo con colpevole ritardo la recensione di questo disco uscito lo scorso anno, per merito del sorprendente guitar hero Fabrizio Chiruzzi. Dico sorprendente perchè il buon Fabrizio è riuscito a sfornare un prodotto più che discreto pur facendo quasi tutto in "casa", al punto da raggiungere un accordo con la Panastudio Productions per la diffusione del disco. Ancora più sorprendente è stato scoprire che Chiruzzi al momento della registrazione di "Gates of Doom" suonava la chitarra da soli cinque anni, che non sarebbe assolutamente straordinario per un qualsiasi chitarrista heavy ma che assume un connotato particolare per uno shredder come il nostro ragazzo. Per gli amanti della tecnica sarà un puro piacere sentire questi cinque brani, che si alternano tra scale sparate a velocità impossibili e momenti più melodici in cui Fabrizio rimane pienamente a suo agio. Anzi secondo me la maggiore espressività di Chiruzzi si trova proprio nelle parti meno istintive, dove il nostro disegna tracciati melodici assolutamente validi, alternati a sfoghi ipertecnici in cui forse il suono si perde un po' nella musica di sottofondo, che ha vaghe reminescenze ambient e pecca di un’eccessiva lentezza, al punto che non esito a dare la palma di miglior brano del disco a “Second to none”, un pezzo che scorre su ritmi veloci e presenta ottimi spunti. Ma questi sono dettagli e non posso far altro che augurarmi di sentire qualcosa di nuovo da parte di Fabrizio, magari una collaborazione con qualche cantante o chitarrista famoso.
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