Se ne era parlato troppo. Tutti i fans dei Maiden (ma anche vari detrattori) si aspettavano l'album che avevano sperato di ascoltare (ed io mi attendevo dieci versioni di "Hallowed Be Thy Name"), invece
Steve Harris e soci hanno inciso solo il "solito" buon album degli
Iron Maiden. Certamente il ritorno di
Bruce "Prodigal Son" Dickinson dietro il microfono e l'utilizzo di una terza chitarra con
Adrian "Still Life" Smith che riprende il suo posto nella band, aveva creato molte aspettative, ed i presupposti per ascoltare un capolavoro c'erano tutti. Invece
"Brave New World" è un album che contiene ottime canzoni, dove a parecchi richiami ai trascorsi della band, più o meno lontani, si affianca un songwriting che non rinnega l'ultimo periodo, quello relativo ai due più recenti lavori in studio. In più, la band mostra anche la voglia di provare nuove soluzioni musicali su cui provare ad esprimersi, con uno Steve Harris che stranamente non ha monopolizzato la composizione dei brani. Anche la produzione non è stata curata, come era avvenuto negli ultimi album, da Harris, se ne occupa invece Kevin Shirley, coadiuvato comunque dallo stesso Harris. Shirley dà gran risalto alle linee di basso (era scritto sul contratto?), ma il pregio maggiore lo mostra nel riuscire ad evitare che le tre chitarre si sovrappongano l'una all'altra ed a rendere il suono nitido e pulito, senza che le canzoni ne perdano in potenza ed impatto. Prima di passare ad una "track by track" dell'album, lasciatemi elogiare la grande prova di Dickinson, che conferma di essere, per definizione, il "vero" singer degli Iron Maiden. Ciò senza sminuire l'operato di Blaze Bayley, grande su "The X Factor" (tuttora uno degli album dei Maiden che apprezzo di più), e neppure il vecchio Paul DiAnno, che se con le ultime prove ha deluso, nel cuore dei fans dei Maiden trova sempre un posticino. Dimenticavo, stupenda la cover, opera del solito Derek Riggs, mi pare inferiore invece il livello qualitativo del booklet, sopratutto la back cover, veramente dozzinale.
1.
THE WICKER MAN(Adrian Smith / Steve Harris / Bruce Dickinson)
Pezzo veloce, ritmato sopratutto nella parte iniziale. Un bel ritornello "... Your time will come...", un ottimo lavoro delle chitarre nei solos e coinvolgente nel finale, con il più classico degli "..oh... oh...oh..." (forse leggermente prolisso) che sopratutto dal vivo dovrebbe fare strage di fans. Non per niente "The Wicker Man" è stata scelta come singolo ed utilizzata da brano d'apertura nei live show del tour di supporto all'album
.
2.
GHOST OF THE NAVIGATOR(Janick Gers / Bruce Dickinson / Steve Harris)
Mi aspettavo molto da questo pezzo, che mi avevano descritto come la "Hallowed be thy Name" del 2000. Personalmente lo trovo un paragone poco azzeccato, certo sono entrambi due brani parecchio articolati, ma "Ghost of..." non ha né la dinamicità né il feeling del brano tratto dal terzo album dei Maiden. Le atmosfere e l'andamento del pezzo in questione sono accostabili a quelli di alcuni brani di "Fear of the Dark" ed in parte a "Powerslave" (i momenti che seguono gli assoli richiamano "The Rime of Ancient Mariner"). In grande evidenza la sezione ritmica su un brano che si snoda lento e "sornione".
3.
BRAVE NEW WORLD(Dave Murray / Steve Harris / Bruce Dickinson)
La title track ha un inizio atipico per i Maiden, dalla componente musicale al cantato di Bruce, è la prima traccia che incrociamo in cui si nota un certo sforzo compositivo del gruppo volto alla ricerca di novità. Il ritornello è invece nel più classico stile dei Maiden ed è interpretato alla grande da Dickinson.
4.
BLOOD BROTHERS(Steve Harris)
Uno dei pezzi più belli del disco, ed anche uno dei meno scontati. Stupefacente Dickinson nelle strofe iniziali in cui sembra un antico menestrello, un cantore di storie passate, grazie ad un cantato molto evocativo e "narrante". I momenti più dinamici non si allontano molto da ciò che Harris aveva composto ai tempi di "The X Factor". "Blood Brothers" è arricchito anche da arrangiamenti che esaltano la vena malinconica ed al contempo epica (direi celtica) ripresa anche negli assoli delle chitarre. Riuscitissima anche la sezione orchestrale che non ne appesantisce assolutamente l'ascolto. Da segnalare che è l'unico brano contenuto su "Brave New World" scritto completamente da Harris, che ha voluto dedicarlo alla memoria del padre.
5.
THE MERCENARY(Janick Gers / Steve Harris)
Si torna su ritmi serrati che erano stati trascurati, un brano più semplice e diretto rispetto ai quattro che lo precedono. Incisivo Dickinson, preciso McBrain ed a loro agio anche i chitarristi. Un brano che musicalmente e "concettualmente" si affianca a brani come, guardando al passato e con i debiti paragoni, "Tailgunner", "Flash of the Blade" o "Sun and Steel", canzoni d'impatto e dai temi "belligeranti".
6.
DREAM OF MIRRORS(Janick Gers / Steve Harris)
Dickinson in primo piano sin dalle battute iniziali, una canzone dalle sonorità progressive, probabilmente il pezzo più "sperimentale" della track list. I "soliti" Maiden si ascoltano solo nella parte cantata che precede la parte solista curata da Smith, Gers e Murray.
7.
THE FALLEN ANGEL(Adrian Smith / Steve Harris)
Uno dei pezzi che preferisco, sarà per l'impostazione vocale di Bruce che mi ricorda il periodo di "Piece of Mind" (album su cui, secondo me, ha inciso la sua miglior performance in assoluto!), sarà per il fatto che risulta uno dei brani più accattivanti dell'album... beh... a me piace un sacco!. In grande spolvero la batteria di Nicko McNBrain.
8.
THE NOMAD(Dave Murray / Steve Harris)
Il pezzo più pretenzioso dell'album, caratterizzato da sonorità dal sapore orientaleggiante, che ben si sposano con l'ambientazione del brano. "The Nomad" getta un ponte tra i brani epici di "Piece of Mind" ("To Tame a Land"), di "Somewhere in Time" ("Alexander the Great"), di... vabbe' ci siamo capiti, e le ultime realizzazioni. Epica e coinvolgente, stupenda la parte strumentale, esaltante Dickinson... un capolavoro!
9.
OUT OF THE SILENT PLANET(Janick Gers / Bruce Dickinson / Steve Harris)
Un'altra composizione che si distacca dal solito, in particolar modo nella parte introduttiva, un brano immediato con un refrain orecchiabile. Grande spazio alle chitarre che dominano il brano dall'inizio alla fine. Dopo un inizio mellifluo, l'intervento di Nicko McBrain alza i ritmi di un pezzo più vicino a certi estratti dai lavori solisti di Dickinson (era "Balls to Picasso") che al repertorio dei Maiden.
10.
THE THIN LINE BETWEEN LOVE AND HATE(Dave Murray / Steve Harris)
Il brano si muove sui giochi di voce di Bruce grazie anche ad alcuni effetti ed echi. Un brano dal forte sapore Hard Rock, quasi come se Harris si fosse messo a coverizzare uno dei brani dei suoi gruppi preferiti degli anni'70 (e non ne mancano esempi nel passato!). Atipica ma veramente apprezzabile anche l'elaborata parte finale con una chitarra melodica in primo piano. Sicuramente il brano più distante dagli "standard" degli Iron Maiden.