Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2002
Durata:54 min.
Etichetta:Spitfire
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. UNENDLICH
  2. BLACK MASS
  3. WICKED PUSSYCAT
  4. GOD OF LIGHT
  5. LIBERSKULL
  6. DEAD INSIDE
  7. KISS THE SKULL
  8. I LUCIFERI
  9. NAKED WITCH
  10. ANGEL BLAKE
  11. THE COLDEST SUN
  12. HALO GODDESS BONE
  13. WITHOUT LIGHT, I AM

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Inizio subito col dire che non sono mai stato un grande appassionato di Glenn Danzig e compagni e di non avere mai dato troppa attenzione a questa controversa band. È quindi con un certo interesse che mi sono offerto di occuparmi di questo loro nuovo lavoro, "I Luciferi", per chiarirmi definitivamente le idee riguardo i Danzig.
Non sapevo dunque cosa aspettarmi di preciso, ciononostante posso affermare di avere particolarmente gradito e, in alcuni frangenti, addirittura apprezzato questo album. Certo l'aspetto più gradevole è rappresentato dalla stupenda fanciulla "castamente" ritratta all'interno del booklet e, se tutto il disco si fosse anche solo lontanamente avvicinato come standard a quello della biondona di cui sopra, sicuramente ora sarei qui a parlarvi di un vero capolavoro.
Musicalmente il disco è invece un riuscito susseguirsi di atmosfere blues/industrial/gothic/dark caratterizzate dalla personalissima voce del leader Glenn e dalle oscure lyrics, da sempre aspetto centrale nella band.
Dare una definizione categorica del sound dell'album è impresa molto difficile, date le molteplici influenze che contribuiscono a dare forma alle 13 composizioni presenti: dai massicci riff, sporchi e graffianti di brani come "Wicked Pussycat", spiccatamente hard rock, si passa alle atmosfere più cupe e moderne di una "I Luciferi", il tutto reso personale dal cantato di Glenn, aspetto che però mi sento in più punti di criticare. Infatti le parti vocali finiscono in alcuni casi con lo sminuire atmosfere dall'alto potenziale a favore di una poco gradita banalità che a tratti si trasforma in noia pura.
In altri frangenti però, come in "Naked Witch", la voce di Glenn sembra fatta apposta per interpretare i ritmi quasi blues di una delle song più riuscite del lotto. Analizzando questi due aspetti, mi sento di affermare che le parti più scadenti del disco sono quelle in cui la band si orienta con maggior intensità verso sonorità marcatamente industrial (componente comunque sempre presente, in maniera più o meno velata), perdendo di personalità e convinzione. Se invece questo è proprio ciò che cercate nei Danzig non rimarrete allora delusi, senza però fare a meno di notare anche l'aspetto più "human" (in contrapposizione a quello "industrial"), che a mio avviso caratterizza in positivo l'intero album.
Certo un disco che col metal ha davvero poco da spartire ma che, tutto sommato, è riuscito a non farmene parlare male, cosa che, per il sottoscritto, non può che essere un ottimo traguardo raggiunto dalla band!
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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