Copertina 10

Info

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Anno di uscita:2002
Durata:53 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. STENGAH
  2. RATIONAL GAZE
  3. PERPETUAL BLACK SECOND
  4. CLOSED EYE VISUALS
  5. GLINTS COLLIDE
  6. ORGANIC SHADOWS
  7. STRAWS PULLED AT RANDOM
  8. SPASM
  9. NEBULOUS
  10. OBSIDIAN

Line up

  • Jens Kidman: vocals
  • Mårten Hagström: guitars
  • Frederik Thordendal: guitars
  • Gustav Hielm: bass
  • Tomas Haake: drums

Voto medio utenti

“Nothing”…il nulla…il silenzio spettrale rotto solo da un vento post-atomico che soffia corrosivo tra alberi rinsecchiti. L’aria è pesante ed irrespirabile, le pioggie acide corrodono tutto con le loro gocce nere come pece. L’acqua ha il colore della ruggine ed è densa come magma. Il cielo è rosso come l’apocalisse e dona un chiarore infernale alla brulla collina in lontananza. Sulla sommità quattro figuri si stagliano contro il crepuscolo e si agitano spasmodicamente e ritmicamente sui loro strumenti riempendo l’aria con la loro sinfonia apocalittica e aliena, colonna sonora di un mondo ormai prossimo alla fine.
Questo potrebbe essere uno degli scenari futuribili ed evocativi della nuova fatica dei terribili svedesi. Stiamo parlando di una band incredibile, semplicemente unica. La band capace di fare della musica un’equazione di alta matematica, dove tutto è preciso eppure così complesso. Chitarre che postulano teoremi alieni si innalzano su un drumming contorto e macchinoso e vengono sfregiate da una voce abrasiva e in progressiva disgregazione. Ascoltare i Meshuggah richiede una preparazione fisica e mentale assoluta. Bisogna predisporre la mente al raziocinio e all’analisi e poi destrutturarla per evitare crash di sistema dovuti alla verve schizoide e malata dei pezzi che si susseguono con folate micidiali e devastanti.
Se l’inedito “War” presente sul “Rare Trax” aveva lasciato sperare che il nuovo corso dei Meshuggah si avviasse verso strutture più lineari e dirette, il nuovo disco smentisce in pieno il tutto.
“Nothing” rappresenta la sintesi perfetta tra i due capolavori precedenti della band. Immaginate “Destroy Erase Improve” e aggiungetegli l’acida claustrofobia industriale ed aliena di “Chaosphere” ed avrete “Nothing”. A dir la verità il disco non è così oscuro come il precedente ma questo va a vantaggio dell’impatto che è diretto ed asciutto. Anche le strutture ritmiche non sono ultra-compresse come su “Chaosphere” pur rimanendo capaci di comprimervi il cervello e ridurlo ad un blob informe che vi colerà dalle orecchie e dal naso.
Un disco dai suoni potenti e precisi, pieno di dissonanze e vibrazioni noisy. Le chitarre a 8 corde di Hangstrom e Thordendal si fronteggiano come due titani sfidandosi, rincorrendosi e scontrandosi e…”Glints Collide”. La voce di Jens Kidman è ossessiva e martoriante, vi torturerà la mente e la scaglierà nel precipizio chiamato follia, un abisso senza fondo che si avvita a spirale su colonne di lovecraftiana memoria. Tomas Haake sfodera una prova superlativa, astrusa e devastante ma anche capace di avvitarsi su una sorta di tribalismi ossessivi e “neurotici” che accompagnano i soli stranianti di Thordendal, come al solito capace di vibrazioni jazz/fusion totalmente malate e alienanti. La componente “liquida” è il vero elemento caratterizzante del combo svedese. Il cosiddetto elemento imponderabile, una costante dei lavori della band. Se noi chiamiamo tale elemento imponderabile K e vogliamo riassumere in una formula matematica il nuovo disco, l’equazione sarà: {[(Destroy Erase Improve) + (Chaosphere)]/2} + K=Nothing . Mandatela a mente questa formula, è la chiave per risolvere il valore di pezzi assoluti come “Straws Pulled At Random”. Non mi va di perdermi in citazionismi sterili, voglio solo dire che ascoltare questo disco mi ha dato le stesse sensazioni di quando leggevo i miti di Cthulhu di Lovecraft, e penso che “Nothing” ne possa essere la degna colonna sonora.
Si sarebbe potuto sperare in un’ulteriore sperimentazione del sound, ma ad essere onesti non riesco proprio ad immaginare cosa ci possa essere oltre i Meshuggah. Erano già unici e rimangono tali, pur autocitandosi. Una band che è andata nel corso degli anni alla deriva nello spazio siderale con tutto il proprio carico sferragliante e letale fino a raggiungere i limiti dell’universo conosciuto. Oltre c’è solo il nulla…”Nothing”.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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