I Samael sono sempre stati una creature sfuggevole e mutevole, protagonista di una continua evoluzione disco dopo disco, e mantenendo un livello qualitativo sempre altissimo, due caratteristiche che sommate tra di loro la dicono lunga sulla caratura di questa band svizzera. Pur mantenendo ogni opera un'identità e delle caratteristiche ben precise, è comunque possibile individuare in "Passage" del 1996 l'album spartiacque per quel che riguarda la produzione targata Samael, disco che ai tempi fu anticipato da un EP, ovvero tale "Rebellion" che mi accingo a recensire.
Siamo di fronte quindi ad un album contenente solo 5 pezzi, di cui due inediti, una cover e due versioni riarrangiate di pezzi su "Worship Him" e "Blood Ritual". Il via alle danze viene dato da "Rebellion", un pezzo che si discosta piuttosto nettamente da quanto sentito sul precedente "Ceremony Of Opposites" e che mette in mostra una forte vena tastieristica e delle influenze industriali assenti fino a quel momento nella musica dei Samael. In questo senso, l'EP anticipa e lascia trasparire piuttosto palesemente la direzione musicale che il gruppo stava intraprendendo e che di lì a un anno avrebbe raggiunto pieno compimento in "Passage". Si tratta di una traccia che conserva l'andamento marziale e quadrato tipico dei Samael, ma che innesta delle influenze sinfoniche che suonano piuttosto groovy e moderne. Si prosegue quindi con una nuova versione di "After The Sepulture" contenuta originariamente in "Blood Ritual": nella sua nuova veste la canzone viene reinterpretata secondo il rinnovato stile della band; ecco quindi che la canzone viene spogliata del suo incedere lento e rituale, venendo accelerata rispetto all'originale e rivisitata in chiave sinfonica, con qualche reminescenza industrial. Il viaggio continua con "I Love The Dead", cover dell'omonimo pezzo di Alice Cooper che ben si adatta dal punto di vista lirico e strumentale ai Samael, che in questa sede riadattano in pezzo in maniera oserei dire magistrale: la voce profonda di Vorphalack calza a pennello coi ritmi lenti e cadenzati della canzone, che non può fare a meno di risentire della piega tastieristica che ormai caratterizza il sound della band. Segue a ruota un altro inedito, "Static Journey", pezzo interamente strumentale dai toni maestosi e cupi, che riporta alla mente paesaggi siderali, freddi, misteriosi, spaziali ed in cui la componente indutrial, forte dellìapporto della batteria elettronica, è certamente dominante. Ci si avvicina alla fine con la successiva "Into The Pentagram", altra rivisitazione di un classico dei Samael, questa volta estrapolato da "Worship Him": sostanzialmente vale lo stesso discorso fatto per "After The Sepulture", con il pezzo originario che conserva la propria natura sinistra e maligna che viene in questa sede arricchita ed amplificata da inserti testieristici da mettere la pelle d'oca, conferendo un mood se possibile ancor più solenne al pezzo. C'è anche il tempo per una hidden track, un altro pezzo strumentale intitolato ancora "Static Journey", ma che nulla ha a che spartire con il suo omonimo. L'atmosfera è certamente meno oscura rispetto all'episodio precedente, ma conserva in ogni caso la matrice sinfonica ed industriale che permea tutto l'EP e che caratterizzerà poi tutto il sound dei Samael.
Come sempre accade in questi frangenti, la svolta modernista del gruppo creò una scissione tra i fan, divisi tra sensazioni di sdegno e di ammirazione. A seconda del gusto e della sensibilità di ognuno quindi questo EP può essere considerato come il pomo della discordia o come il preludio alla mutazione definitiva dei Samael, nonchè ennesima affermazione della spiccata personalità ed originalità del gruppo. Per quel che mi riguarda, appartengo senza dubbio alla seconda categoria, e sebbene si tratti solamente di un EP, consiglio agli amanti dei Samael post-"Ceremony Of Opposites" l'acquisto di "Rebellion". Non ve ne pentirete di certo.
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